Venti minuti da
sogno: una vera tempesta perfetta scatenata contro i blaugrana,
subissati da un pressing forsennato, da triangolazioni meravigliose,
da una furia fredda e stupenda che sembrava non dover finire mai.
O da infarto,
l'altra faccia della medaglia: tre legni e una sola rete dopo aver
annichilito la squadra che ha dominato l'Europa negli ultimi anni.
E settanta
minuti di paura e speranza, tutti tesi a capire se ne saremmo usciti
beffati o vincenti. Non importa quanto corressimo, non importa
neppure quanto il Barcellona apparisse inconcludente e misero nella
sterilità del suo gioco. I blaugrana sono così, capaci di
sfiorare il gol del pareggio anche nelle serate peggiori, in virtù
di un tasso tecnico ineguagliabile persino quando le sue stelle si
mostrano tutte quante imbolsite e prive di mordente: Xavi, Messi,
Neymar e Iniesta, davvero non saprei chi indicare come peggiore in
campo, eppure in qualche occasione ci hanno veramente spaventato.
Simeone ha
preparato la partita benissimo, puntando non solo sui raddoppi e sul
pressing, sul rispetto assoluto delle distanze tra uomini e reparti,
sulla saturazione degli spazi e sull'ostruzione delle linee di
passaggio verso il centro (su una straordinaria fase difensiva,
insomma), ma anche su un contropiede letale, affidato alla coppia
Villa – Adrian, velocissima e molto mobile, soprattutto nel
secondo, fortemente disposto al lavoro di sponda e a svariare per
aprire spazi al centravanti. Sarebbe stata, proprio per questo
copione tattico, la partita di Diego Costa, ma in realtà è
diventata la partita dell'ennesimo coniglio estratto dal cappello del
Cholo: Raul Garcia torre mobile. Il navarro, di cui abbiamo più
volte parlato come di un giocatore limitato, ieri ha in parte
smentito le nostre parole: ha presidiato la fascia e, soprattutto,
non ha cercato di fare cose per le quali non è portato (inserirsi
con grande velocità, visto che non ne ha), ma ha puntato tutto sul
ricevere passaggi profondi dalle retrovie e favorire, giocando di
sponda, gli inserimenti dei due attaccanti e dei terzini, sovrastando
di testa gli avversari. Sulle percussioni centrali favorite dal gran
lavoro del navarro il Barcellona è andato completamente in bambola,
incapace di arginare la furia dei colchoneros.
Sulla fascia destra, ben visibile, la zona di influenza di Raul Garcia (fonte El Pais) |
Poi, come è
naturale, la partita si è pian piano livellata, con l'Atletico a
difendersi in maniera ordinata e il Barça in teoria teso ad
attaccare ma nella pratica dedito a un possesso palla sterile e
controproducente. In alcuni momenti i biancorossi hanno rallentato
troppo e abbassato eccessivamente il baricentro, arrivando a
rischiare, ma nel complesso hanno retto molto bene il campo. D'altra
parte, ripeto, contro il Barcellona è impossibile non subire almeno
un po'.
Questa partita
dimostra, ancora una volta, la bravura di Simeone: se un giocatore
ormai finito come Villa e uno che sembrava perduto per la causa come
Adrian sfornano una prestazione di quel tipo, se il Barcellona pareva
un'accozzaglia di stelle svagate e bolse e l'Atletico una banda di
corsari assetati di sangue e pallone, il merito non può che essere
del Cholo, della sua abilità motivazionale e della sua capacità
strategica.
A guardare
bene, anche se manca la controprova, la partita è rimasta aperta
solo grazie agli errori di mira non solo degli attaccanti
biancorossi, ma anche di Gabi e Rodriguez, e questa non è certo una
colpa di Simeone. D'altra parte, il dispendio di energie richiesto
dal gioco dei colchoneros ha, inevitabilmente, delle ricadute.
Ora rimangono
sei partite di Liga e un massimo di tre di Champions'. Cosa dire? Che
ha ragione il Cholo, ancora una volta: partido a partido,
dando il massimo sempre e comunque. E vedremo come andrà a finire.
Quanto
all'avversario, se dovessi scegliere preferirei il Chelsea, anche se
la brutta storia della clausola di Courtois rischia di essere un
problema serio.
Per buona parte
della partita la domanda che tutti ci siamo fatti, alla fin fine, è
la stessa che ronza in testa a tutti da quarant'anni, da quel
maledetto 15 maggio 1974: “Siamo ancora il Pupas FC?”. O,
per dirla forse in maniera più sottile: “ Siamo mai stati il Pupas
FC? O abbiamo disperatamente voluto esserlo, al punto tale da far
avverare tutti i nostri peggiori incubi?”. Abbiamo vissuto per
quaranta anni preda di presidenti incapaci e delinquenti, allenatori
ignobili, giocatori miserabili e ci siamo convinti che questo era il
nostro Destino.
Poi è
arrivato un uomo e ci ha detto che non era vero, che potevamo
cambiare il corso della nostra storia, che stava tutto nella nostra
testa. Che le finali non si giocano, si vincono. Che non si deve
avere paura della battaglia, perchè è l'essenza stessa dell'uomo. E
abbiamo scoperto, con incredulità, che è vero.
Ieri, come
molte altre volte, non eravamo i migliori, ma siamo stati i più
convinti, i più tenaci, i più coraggiosi.
Guardatevi la
partita di Bruxelles, se potete. C'è un'immagine che mi ha sempre
colpito: Luis calcia la punizione e, praticamente un secondo dopo,
alza le braccia al cielo per esultare. Luis SAPEVA. Finora, però,
non avevo mai messo a fuoco l'aspetto fondamentale della faccenda: se
in campo ci fossero stati undici Luis, la nostra storia sarebbe stata
diversa. Non saremmo mai diventati il Pupas FC.
Se in campo ci
fossero stati undici Simeone, a Bruxelles avremmo vinto.
Ora Simeone è
in panchina. Ora siamo il Cholo FC e in campo ci vanno undici
leoni: non sono i migliori, ma sono i nostri leoni. I nostri e di
nessun altro.
Allora
godiamoceli e non mettiamo limiti alla Provvidenza.
Note
positive
Tiago:
dico la verità, non sapevo proprio chi scegliere. Alla fine opto per
il portoghese, monumentale nella sua interpretazione del mediano,
capace di scalare fino alla linea dei difensori e di avanzare fino
alla trequarti, comandare il centrocampo e dettare il ritmo a tutta
la squadra. Francamente, magistrale. Se, gentilmente, Mario Suarez
prendesse nota...
Note
negative
Villa:
fa un lavoro straordinario, certo, ma il suo compito sarebbe segnare.
I suoi difetti di mira prolungano una partita che avrebbe potuto
essere chiusa dopo un quarto d'ora.
Atlético:
Courtois 8; Juanfran 7,5, Miranda 8, Godín 8,
Filipe Luis 7,5; Raúl García 8, Gabi 8, Tiago
9, Koke 9; Adrián 7,5 (Diego, m. 61 7) y
Villa 7 (C. Rodríguez, m. 79 6).
No utilizados:
Aranzubía; Insúa, Alderweireld, Mario Suárez y Sosa.
Goles: 1-0. M. 6. Koke.
Árbitro: Howard Webb (ING). Amonestó a Busquets, Koke, Mascherano y Alves.
54.800 espectadores en el Vicente Calderón.
Ho goduto come un riccio ....in quei venti minuti,ho pensato:
RispondiElimina"L Atletico é la squadra di Dio..."
Cos è il pupas fc
RispondiEliminaHo già risposto qui
Eliminahttp://colchonerositalia.blogspot.it/2014/03/atletico-madrid-milan-4-1-inaffondabili.html?showComment=1395166583591#c7586736597022341899