giovedì 10 aprile 2014

Atletico Madrid – Barcellona 1-0: Cholo Football Club


Venti minuti da sogno: una vera tempesta perfetta scatenata contro i blaugrana, subissati da un pressing forsennato, da triangolazioni meravigliose, da una furia fredda e stupenda che sembrava non dover finire mai.
O da infarto, l'altra faccia della medaglia: tre legni e una sola rete dopo aver annichilito la squadra che ha dominato l'Europa negli ultimi anni.
E settanta minuti di paura e speranza, tutti tesi a capire se ne saremmo usciti beffati o vincenti. Non importa quanto corressimo, non importa neppure quanto il Barcellona apparisse inconcludente e misero nella sterilità del suo gioco. I blaugrana sono così, capaci di sfiorare il gol del pareggio anche nelle serate peggiori, in virtù di un tasso tecnico ineguagliabile persino quando le sue stelle si mostrano tutte quante imbolsite e prive di mordente: Xavi, Messi, Neymar e Iniesta, davvero non saprei chi indicare come peggiore in campo, eppure in qualche occasione ci hanno veramente spaventato.
Simeone ha preparato la partita benissimo, puntando non solo sui raddoppi e sul pressing, sul rispetto assoluto delle distanze tra uomini e reparti, sulla saturazione degli spazi e sull'ostruzione delle linee di passaggio verso il centro (su una straordinaria fase difensiva, insomma), ma anche su un contropiede letale, affidato alla coppia Villa – Adrian, velocissima e molto mobile, soprattutto nel secondo, fortemente disposto al lavoro di sponda e a svariare per aprire spazi al centravanti. Sarebbe stata, proprio per questo copione tattico, la partita di Diego Costa, ma in realtà è diventata la partita dell'ennesimo coniglio estratto dal cappello del Cholo: Raul Garcia torre mobile. Il navarro, di cui abbiamo più volte parlato come di un giocatore limitato, ieri ha in parte smentito le nostre parole: ha presidiato la fascia e, soprattutto, non ha cercato di fare cose per le quali non è portato (inserirsi con grande velocità, visto che non ne ha), ma ha puntato tutto sul ricevere passaggi profondi dalle retrovie e favorire, giocando di sponda, gli inserimenti dei due attaccanti e dei terzini, sovrastando di testa gli avversari. Sulle percussioni centrali favorite dal gran lavoro del navarro il Barcellona è andato completamente in bambola, incapace di arginare la furia dei colchoneros.

Sulla fascia destra, ben visibile, la zona di influenza di Raul Garcia (fonte El Pais)

 
Poi, come è naturale, la partita si è pian piano livellata, con l'Atletico a difendersi in maniera ordinata e il Barça in teoria teso ad attaccare ma nella pratica dedito a un possesso palla sterile e controproducente. In alcuni momenti i biancorossi hanno rallentato troppo e abbassato eccessivamente il baricentro, arrivando a rischiare, ma nel complesso hanno retto molto bene il campo. D'altra parte, ripeto, contro il Barcellona è impossibile non subire almeno un po'.
Questa partita dimostra, ancora una volta, la bravura di Simeone: se un giocatore ormai finito come Villa e uno che sembrava perduto per la causa come Adrian sfornano una prestazione di quel tipo, se il Barcellona pareva un'accozzaglia di stelle svagate e bolse e l'Atletico una banda di corsari assetati di sangue e pallone, il merito non può che essere del Cholo, della sua abilità motivazionale e della sua capacità strategica.
A guardare bene, anche se manca la controprova, la partita è rimasta aperta solo grazie agli errori di mira non solo degli attaccanti biancorossi, ma anche di Gabi e Rodriguez, e questa non è certo una colpa di Simeone. D'altra parte, il dispendio di energie richiesto dal gioco dei colchoneros ha, inevitabilmente, delle ricadute.
Ora rimangono sei partite di Liga e un massimo di tre di Champions'. Cosa dire? Che ha ragione il Cholo, ancora una volta: partido a partido, dando il massimo sempre e comunque. E vedremo come andrà a finire.
Quanto all'avversario, se dovessi scegliere preferirei il Chelsea, anche se la brutta storia della clausola di Courtois rischia di essere un problema serio.

Per buona parte della partita la domanda che tutti ci siamo fatti, alla fin fine, è la stessa che ronza in testa a tutti da quarant'anni, da quel maledetto 15 maggio 1974: “Siamo ancora il Pupas FC?”. O, per dirla forse in maniera più sottile: “ Siamo mai stati il Pupas FC? O abbiamo disperatamente voluto esserlo, al punto tale da far avverare tutti i nostri peggiori incubi?”. Abbiamo vissuto per quaranta anni preda di presidenti incapaci e delinquenti, allenatori ignobili, giocatori miserabili e ci siamo convinti che questo era il nostro Destino.
Poi è arrivato un uomo e ci ha detto che non era vero, che potevamo cambiare il corso della nostra storia, che stava tutto nella nostra testa. Che le finali non si giocano, si vincono. Che non si deve avere paura della battaglia, perchè è l'essenza stessa dell'uomo. E abbiamo scoperto, con incredulità, che è vero.
Ieri, come molte altre volte, non eravamo i migliori, ma siamo stati i più convinti, i più tenaci, i più coraggiosi.

Guardatevi la partita di Bruxelles, se potete. C'è un'immagine che mi ha sempre colpito: Luis calcia la punizione e, praticamente un secondo dopo, alza le braccia al cielo per esultare. Luis SAPEVA. Finora, però, non avevo mai messo a fuoco l'aspetto fondamentale della faccenda: se in campo ci fossero stati undici Luis, la nostra storia sarebbe stata diversa. Non saremmo mai diventati il Pupas FC.
Se in campo ci fossero stati undici Simeone, a Bruxelles avremmo vinto.

Ora Simeone è in panchina. Ora siamo il Cholo FC e in campo ci vanno undici leoni: non sono i migliori, ma sono i nostri leoni. I nostri e di nessun altro.
Allora godiamoceli e non mettiamo limiti alla Provvidenza.


Note positive
Tiago: dico la verità, non sapevo proprio chi scegliere. Alla fine opto per il portoghese, monumentale nella sua interpretazione del mediano, capace di scalare fino alla linea dei difensori e di avanzare fino alla trequarti, comandare il centrocampo e dettare il ritmo a tutta la squadra. Francamente, magistrale. Se, gentilmente, Mario Suarez prendesse nota...


Note negative
Villa: fa un lavoro straordinario, certo, ma il suo compito sarebbe segnare. I suoi difetti di mira prolungano una partita che avrebbe potuto essere chiusa dopo un quarto d'ora.




Atlético: Courtois 8; Juanfran 7,5, Miranda 8, Godín 8, Filipe Luis 7,5; Raúl García 8, Gabi 8, Tiago 9, Koke 9; Adrián 7,5 (Diego, m. 61 7) y Villa 7 (C. Rodríguez, m. 79 6).
No utilizados: Aranzubía; Insúa, Alderweireld, Mario Suárez y Sosa.


Barcelona: Pinto; Dani Alves, Bartra, Mascherano, Jordi Alba; Xavi, Busquets, Iniesta (Pedro, m. 72); Messi, Fàbregas (Alexis, m. 60) y Neymar. No utilizados: Oier; Montoya, Adriano, Sergi Roberto y Song.
Goles: 1-0. M. 6. Koke.
Árbitro: Howard Webb (ING). Amonestó a Busquets, Koke, Mascherano y Alves.
54.800 espectadores en el Vicente Calderón.


3 commenti:

  1. Ho goduto come un riccio ....in quei venti minuti,ho pensato:
    "L Atletico é la squadra di Dio..."

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  2. Risposte
    1. Ho già risposto qui
      http://colchonerositalia.blogspot.it/2014/03/atletico-madrid-milan-4-1-inaffondabili.html?showComment=1395166583591#c7586736597022341899

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