domenica 27 aprile 2014

Valencia – Atletico Madrid 0-1: la vittoria prima di tutto


Uno dei cardini del Cholismo è la vittoria. Sempre. Comunque. Anche al limite del regolamento. Anche ben oltre il limite del bel gioco.
Considerato tutto ciò, non ci possiamo aspettare belle partite, da qui alla fine della stagione, anche perchè ormai la stanchezza si fa sentire. Tanto più che tecnici ben più celebrati di Simeone non si vergognano affatto di presentarsi a una semifinale di Champions' con nove giocatori costantemente dietro la linea della palla, secondo un copione che si può definire “catenaccio” solo con molta generosità, considerando che il modulo all'italiana presuppone anche il contropiede (Mourinho se ne sarà dimenticato?). Tanto più che belle partite dei biancorossi se ne sono viste, anche se lo spettacolo non è certo una priorità sulle rive del Manzanares. Inoltre non si può certo dire che Simeone non abbia cercato in più occasioni di alzare il tasso tecnico della squadra, facendo perno su Arda e Koke, puntando a Diego e Sosa (e pazienza se il loro apporto è stato decisamente mediocre...), schierando appena poteva Tiago.
Tuttavia, credo che a tutto ci sia un limite. E quel limite è, senza ombra di dubbio, il rischio, che certamente in una partita di calcio, soprattutto contro un avversario di buon livello, è sempre presente, ma che non può essere ingigantito da una condotta di gara sconsiderata.
Come si può qualificare, infatti, il brutto vizio dei biancorossi di difendersi ammassati in area e buttando in avanti palloni su palloni senza una logica? Come può definirsi il fallo senza senso che ha portato alla sacrosanta espulsione di Juanfran, intervenuto in maniera rovinosa su un Piatti che aveva ancora due dei nostri davanti a sé?


Diciamo la verità, anche se può essere fastidiosa e poco in linea con il nostro desiderio di autocelebrazione: torniamo da Valencia con una vittoria decisamente fortunata, anche se non immeritata. Ancora una volta abbiamo messo in mostra tutti i nostri difetti e i nostri pregi, senza risparmiare ai tifosi alcun tipo di emozione.
I ragazzi di Simeone sono stati bravissimi, ancora una volta, a sfruttare l'unico vero errore degli avversari, un'uscita avventata di Guaita punita con un colpo di testa “alla cieca” dell'immarcescibile Raul Garcia su cross di Gabi.
Fino ad allora, però, non avevano fatto granchè, se non controllare la gara come se ci potesse bastare un pareggio, dopo aver penato i primi dieci minuti (altro classico...), soffocando piano piano un Valencia che, grazie agli dei del calcio, non ha attaccanti degni di questo nome.
Poi, nel secondo tempo, nonostante fossimo nella situazione per noi più comoda, quella di poter gestire il vantaggio e colpire in contropiede, per diverse fasi della gara non abbiamo saputo fare né l'uno né l'altro. È bastato che il Valencia ammassasse mezzepunte e giocatori offensivi uno sull'altro perchè i biancorossi perdessero la testa, col corollario di orrori che chiunque abbia assistito a una di queste fasi conosce bene: nessun pressing sul portatore di palla, centrocampisti schiacciati sulla linea dei sedici metri, difensori ostacolati dai propri compagni e costretti a lunghi lanci finalizzati al nulla, Diego Costa costretto a sfiancarsi correndo qua e là senza costrutto alcuno, visto che raramente arriva sulla palla e ancor meno riesce a tenerla, in quelle condizioni, palloni che sibilavano accanto ai pali di Courtois, cercando la deviazione sfortunata di qualche difensore.
Intanto il povero Simeone, in panchina, faceva grandi gesti per spingere i suoi a rialzare il baricentro e a giocare la palla, ma niente da fare: ci sono momenti in cui i colchoneros paiono preda di chissà quale forma di paura che li spinge a ingigantire avversari tutto sommato quasi sempre modesti. È la famosa Manzanite, ricordate? In casi come questi si suole dare la colpa all'allenatore, ma qui davvero Simeone non c'entra: la fase peggiore, nei venticinque minuti centrali del secondo tempo si è verificata proprio mentre inseriva uno dopo l'altro Arda e Sosa, cioè giocatori deputati a tenere la palla, e mentre si sbracciava come un ossesso per invitare i propri calciatori a giocare più in avanti e a pressare già i difensori e i mediani avversari.
Niente da fare, neppure passando al 4-5-1, neppure chiedendo a Diego Costa di abbassarsi in fase di non possesso. Poi, all'improvviso, i colchoneros hanno ripreso a fare quello che avevano fatto per tutto il primo tempo, ovverosia controllare l'avversario già a partire dalla sua trequarti, di fatto costringendolo a girare lontano dalla propria area.
Segno inequivocabile che non mancavano certo le capacità, ma la volontà: che sia una sorta di pigrizia mentale, questo sedersi sul vantaggio minimo che ultimamente ci ha preso? Che derivi dalla consapevolezza di una notevole forza difensiva? (Sulla quale io non sono completamente d'accordo, l'ho scritto più volte: le sbavature e le debolezze ci sono, altrochè). Certo influisce il desiderio più o meno conscio di preservare le forze in vista del traguardo, ma non c'è bisogno di ribadire (o sì?) che ancora non abbiamo vinto niente e che questa tendenza a non chiudere le partite potrebbe costarci cara.
I due errori di Diego Costa, tanto per dire, sono imperdonabili anche dopo una vittoria, figurarsi cosa avremmo potuto dire nel caso di un pareggio artigliato in qualche modo dal Valencia, che si è rivelato squadra modesta seppur volitiva. Esattamente il tipo di squadra cui ascriverei i nostri prossimi avversari, ovverosia il Levante e il Malaga. Perciò, cari ragazzi, vi prego, vi preghiamo tutti, fate un piccolo sforzo in più, perchè partite così fanno perdere a chiunque vi guardi almeno dieci anni di vita...


Note positive
Tiago: ancora una buona prestazione, anche e soprattutto sul paino del ritmo. Corre, tampona, imposta e sembra non risentire dell'età, risultando un tassello fondamentale proprio ora che Koke e Arda sembrano statici e privi di fantasia.
Miranda: come ho detto, non è che il Valencia lì davanti presenti chissà che fenomeni (anzi...), tuttavia non perde mai la concentrazione e il sangue freddo, neppure quando compagni decisamente più in difficoltà lo ostacolano in tutti i modi. Naturalmente, la lode va divisa con Godin, anche se non in parti esattamente uguali: è lui il cervello della retroguardia; l'uruguaiano è il mero esecutore.


Note negative
Diego Costa: presentarsi due volte solo davanti al portiere e perdere l'attimo è imperdonabile. Certo, si sbatte, corre e si sacrifica (ma meno e con meno intelligenza tattica di prima...), ma il suo lavoro è segnare; o meglio, nel contesto tattico e atletico di quest'ultima fase, capitalizzare ogni benchè minima occasione. E oggi ha toppato alla grande.
Juanfran: ho già commentato prima il suo fallo, stupido, gratuito e pericoloso. Salterà la gara col Levante, lasciando spazio ad Alderweireld e al... vuoto in panchina: valeva davvero la pena?




Valencia: Guaita; Pereira, Ricardo Costa, Mathieu; Gayà; Javi Fuego, Dani Parejo (Vargas, m.53); Barragán (Feghouli, m.62), Jonas (Fede, m.80), Piatti; y Paco Alcácer.

Atlético de Madrid: Courtois 6,5; Juanfran 4,5, Miranda 7,5, Godín 7, Filipe Luis 6,5; Tiago 7,5, Gabi 7; Koke 6,5, Raúl García 7 (Sosa, m.68 5,5)(Alderweireld, m.91 sv); Villa 5 (Arda Turan, m.58 6) y Diego Costa 4,5.


Árbitro: Undiano Mallenco. Expulsó, con roja directa, al atlético Juanfran Torres (m.90). Amonestó a Jonas, Javi Fuego y Vargas, Godín. .
Gol: 0-1, m.42: Raúl García.
Mestalla, unos 50.000 espectadores. Se guardó un minuto de silencio por el exentrenador del Barcelona, Tito Vilanova, fallecido el pasado viernes.


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