Uno dei cardini
del Cholismo è la vittoria. Sempre. Comunque. Anche al limite
del regolamento. Anche ben oltre il limite del bel gioco.
Considerato
tutto ciò, non ci possiamo aspettare belle partite, da qui alla fine
della stagione, anche perchè ormai la stanchezza si fa sentire.
Tanto più che tecnici ben più celebrati di Simeone non si
vergognano affatto di presentarsi a una semifinale di Champions' con
nove giocatori costantemente dietro la linea della palla, secondo un
copione che si può definire “catenaccio” solo con molta
generosità, considerando che il modulo all'italiana presuppone anche
il contropiede (Mourinho se ne sarà dimenticato?). Tanto più che
belle partite dei biancorossi se ne sono viste, anche se lo
spettacolo non è certo una priorità sulle rive del Manzanares.
Inoltre non si può certo dire che Simeone non abbia cercato in più
occasioni di alzare il tasso tecnico della squadra, facendo perno su
Arda e Koke, puntando a Diego e Sosa (e pazienza se il loro apporto è
stato decisamente mediocre...), schierando appena poteva Tiago.
Tuttavia, credo
che a tutto ci sia un limite. E quel limite è, senza ombra di
dubbio, il rischio, che certamente in una partita di calcio,
soprattutto contro un avversario di buon livello, è sempre presente,
ma che non può essere ingigantito da una condotta di gara
sconsiderata.
Come si può
qualificare, infatti, il brutto vizio dei biancorossi di difendersi
ammassati in area e buttando in avanti palloni su palloni senza una
logica? Come può definirsi il fallo senza senso che ha portato alla
sacrosanta espulsione di Juanfran, intervenuto in maniera rovinosa su
un Piatti che aveva ancora due dei nostri davanti a sé?
Diciamo la
verità, anche se può essere fastidiosa e poco in linea con il
nostro desiderio di autocelebrazione: torniamo da Valencia con una
vittoria decisamente fortunata, anche se non immeritata. Ancora una
volta abbiamo messo in mostra tutti i nostri difetti e i nostri
pregi, senza risparmiare ai tifosi alcun tipo di emozione.
I ragazzi di
Simeone sono stati bravissimi, ancora una volta, a sfruttare l'unico
vero errore degli avversari, un'uscita avventata di Guaita punita con
un colpo di testa “alla cieca” dell'immarcescibile Raul Garcia su
cross di Gabi.
Fino ad allora,
però, non avevano fatto granchè, se non controllare la gara come se
ci potesse bastare un pareggio, dopo aver penato i primi dieci minuti
(altro classico...), soffocando piano piano un Valencia che, grazie
agli dei del calcio, non ha attaccanti degni di questo nome.
Poi, nel
secondo tempo, nonostante fossimo nella situazione per noi più
comoda, quella di poter gestire il vantaggio e colpire in
contropiede, per diverse fasi della gara non abbiamo saputo fare né
l'uno né l'altro. È
bastato che il Valencia ammassasse mezzepunte e giocatori offensivi
uno sull'altro perchè i biancorossi perdessero la testa, col
corollario di orrori che chiunque abbia assistito a una di queste
fasi conosce bene: nessun pressing sul portatore di palla,
centrocampisti schiacciati sulla linea dei sedici metri, difensori
ostacolati dai propri compagni e costretti a lunghi lanci finalizzati
al nulla, Diego Costa costretto a sfiancarsi correndo qua e là senza
costrutto alcuno, visto che raramente arriva sulla palla e ancor meno
riesce a tenerla, in quelle condizioni, palloni che sibilavano
accanto ai pali di Courtois, cercando la deviazione sfortunata di
qualche difensore.
Intanto il
povero Simeone, in panchina, faceva grandi gesti per spingere i suoi
a rialzare il baricentro e a giocare la palla, ma niente da fare: ci
sono momenti in cui i colchoneros paiono preda di chissà
quale forma di paura che li spinge a ingigantire avversari tutto
sommato quasi sempre modesti. È
la famosa Manzanite,
ricordate? In casi come questi si suole dare la colpa all'allenatore,
ma qui davvero Simeone non c'entra: la fase peggiore, nei venticinque
minuti centrali del secondo tempo si è verificata proprio mentre
inseriva uno dopo l'altro Arda e Sosa, cioè giocatori deputati a
tenere la palla, e mentre si sbracciava come un ossesso per invitare
i propri calciatori a giocare più in avanti e a pressare già i
difensori e i mediani avversari.
Niente
da fare, neppure passando al 4-5-1, neppure chiedendo a Diego Costa
di abbassarsi in fase di non possesso. Poi, all'improvviso, i
colchoneros
hanno ripreso a fare quello che avevano fatto per tutto il primo
tempo, ovverosia controllare l'avversario già a partire dalla sua
trequarti, di fatto costringendolo a girare lontano dalla propria
area.
Segno
inequivocabile che non mancavano certo le capacità, ma la volontà:
che sia una sorta di pigrizia mentale, questo sedersi sul vantaggio
minimo che ultimamente ci ha preso? Che derivi dalla consapevolezza
di una notevole forza difensiva? (Sulla quale io non sono
completamente d'accordo, l'ho scritto più volte: le sbavature e le
debolezze ci sono, altrochè). Certo influisce il desiderio più o
meno conscio di preservare le forze in vista del traguardo, ma non
c'è bisogno di ribadire (o sì?) che ancora non abbiamo vinto niente
e che questa tendenza a non chiudere le partite potrebbe costarci
cara.
I
due errori di Diego Costa, tanto per dire, sono imperdonabili anche
dopo una vittoria, figurarsi cosa avremmo potuto dire nel caso di un
pareggio artigliato in qualche modo dal Valencia, che si è rivelato
squadra modesta seppur volitiva. Esattamente il tipo di squadra cui
ascriverei i nostri prossimi avversari, ovverosia il Levante e il
Malaga. Perciò, cari ragazzi, vi prego, vi preghiamo tutti, fate un
piccolo sforzo in più, perchè partite così fanno perdere a
chiunque vi guardi almeno dieci anni di vita...
Note
positive
Tiago:
ancora una buona prestazione, anche e soprattutto sul paino del
ritmo. Corre, tampona, imposta e sembra non risentire dell'età,
risultando un tassello fondamentale proprio ora che Koke e Arda
sembrano statici e privi di fantasia.
Miranda:
come ho detto, non è
che il Valencia lì davanti presenti chissà che fenomeni (anzi...),
tuttavia non perde mai la concentrazione e il sangue freddo, neppure
quando compagni decisamente più in difficoltà lo ostacolano in
tutti i modi. Naturalmente, la lode va divisa con Godin, anche se non
in parti esattamente uguali: è lui il cervello della retroguardia;
l'uruguaiano è il mero esecutore.
Note
negative
Diego
Costa: presentarsi
due volte solo davanti al portiere e perdere l'attimo è
imperdonabile. Certo, si sbatte, corre e si sacrifica (ma meno e con
meno intelligenza tattica di prima...), ma il suo lavoro è segnare;
o meglio, nel contesto tattico e atletico di quest'ultima fase,
capitalizzare ogni benchè minima occasione. E oggi ha toppato alla
grande.
Juanfran:
ho già commentato prima il suo fallo, stupido, gratuito e
pericoloso. Salterà la gara col Levante, lasciando spazio ad
Alderweireld e al... vuoto
in panchina: valeva davvero la pena?
Valencia:
Guaita; Pereira, Ricardo Costa, Mathieu; Gayà; Javi Fuego, Dani
Parejo (Vargas, m.53); Barragán (Feghouli, m.62), Jonas (Fede,
m.80), Piatti; y Paco Alcácer.
Atlético
de Madrid:
Courtois 6,5;
Juanfran 4,5,
Miranda 7,5,
Godín 7,
Filipe Luis 6,5;
Tiago 7,5,
Gabi 7;
Koke 6,5,
Raúl García 7 (Sosa,
m.68 5,5)(Alderweireld,
m.91 sv);
Villa 5 (Arda
Turan, m.58 6)
y Diego Costa 4,5.
Árbitro:
Undiano Mallenco. Expulsó, con roja directa, al atlético Juanfran
Torres (m.90). Amonestó a Jonas, Javi Fuego y Vargas, Godín. .
Gol:
0-1, m.42: Raúl García.
Mestalla, unos
50.000 espectadores. Se guardó un minuto de silencio por el
exentrenador del Barcelona, Tito Vilanova, fallecido el pasado
viernes.
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