Quarant'anni
dopo, una nuova finale di Coppa dei Campioni. Dopo la partita
d'andata, in molti davano per scontata la qualificazione del Chelsea,
propalatori del pregiudizio secondo il quale l'Atletico,
squadra notoriamente incapace di produrre bel gioco (o comunque
d'attacco) e buona solo a correre, avrebbe ceduto di fronte alla
superiore tecnica e abilità balistica dei londinesi.
L'analisi (??),
già di per sé sciocca e superficiale, dimenticava un dettaglio
assolutamente non trascurabile: l'orgoglio. I colchoneros non
guardano in faccia a nessuno e non accettano di partire battuti. Mai
e poi mai. Avevano dichiarato di credere nella vittoria e lo hanno
dimostrato sul campo.
Solo ignoranti,
superficiali e giornalisti italiani (realtà che spesso coincidono)
potevano credere che le parole dei biancorossi fossero solo di
circostanza. Chi segue veramente non dico le vicende dei colchoneros,
ma anche solo quelle del calcio internazionale, sapeva che i
giocatori dell'Atletico non scherzavano affatto.
I biancorossi
hanno subito fatto capire che aria tirava a Stamford Bridge: senza
forzare, si sono adattati senza problemi al ritmo (basso) imposto dal
Chelsea, ma cercando di pungere quando potevano. Tempo quattro minuti
e Koke timbrava la traversa, mettendo in apprensione i blues, che
cercavano di fare gioco ma si scontravano, più che con l'ottima
disposizione dell'Atletico, con la propria pochezza tattica e
caratteriale. Hazard metteva più volte in difficoltà Juanfran, ma
di fatto era l'unico a cercare di combinare qualcosa. Lento,
impacciato, senza idee, il Chelsea traccheggiava e si affidava alle
palle inattive.
Eppure erano
gli inglesi a passare in vantaggio, con un tiro del grande ex,
Fernando Torres, su cross di Azpilicueta. La deviazione di Mario
Suarez era decisiva e Courtois si ritrovava spacciato e senza colpe.
A quel punto,
molti erano convinti che per il Chelsea fosse fatta, ma, come abbiamo
più volte scritto, l'Atletico di Simeone è inaffondabile: come se
niente fosse, i colchoneros hanno rimesso palla al centro e si sono
rimessi a giocare. Così, semplicemente. Solo con il baricentro
leggermente più in avanti.
Pochi minuti e
Tiago serviva Juanfran sull'estremo out destro, cross verso il palo
opposto e tiro di controbalzo di Adrian, la mossa a sorpresa del
Cholo, per il più facile dei pareggi.
Checchè ne
dica Mourinho, la partita finiva allora, perchè nel secondo tempo
era solo un monologo biancorosso, seppur inframmezzato da qualche
sporadica occasione dei blues su calci piazzati. Eto'o stendeva Diego
Costa per il più classico dei rigori, quello per intervento in
ritardo. Il brasiliano segnava con grandissima freddezza, considerata
la manfrina indegna per la condizione del terreno intorno al
dischetto (l'ammonizione è una delle più stupide che siano mai
state comminate a un calciatore: davvero Rizzoli non capisce
l'importanza di un tiro dagli undici metri fuori casa?). Poco dopo,
David Luiz colpiva il palo di Courtois, dimostrandosi l'unico
veramente pericoloso nella squadra di Mourinho (già nel primo tempo
aveva sfiorato un meraviglioso gol in rovesciata). Poi però, con
un'azione fotocopia del primo gol, Tiago e Juanfran innescavano Arda
Turan che prima colpiva la traversa di testa e poi segnava sul
rimbalzo.
Il resto era
solo passerella, mentre Stanford Bridge si tingeva di biancorosso.
L'intera Europa aveva assistito alla prestazione impressionante dei
colchoneros, abilissimi nel gestire la partita e nell'adattarsi ad
ogni fase di questa, difendendosi (finalmente!!!) a partire dalla
trequarti altrui con una profondità e un'abilità eccezionali, ma
anche attaccando coralmente non appena ne aveva l'occasione.
Concludo con
una confessione e una nota tra l'ironico e il desolato.
Prima, la
confessione: un derby è la peggior finale possibile, lo dico
chiaramente. In molti non vedono l'ora di godersi lo spettacolo, ma
per me, già da oggi, è solo fonte di ansia e di paura (sì, paura).
Se vinciamo, guadagnarci la prima Coppa dei Campioni togliendo la
Decima alle merengues sarebbe un colpo eccezionale, da consegnare
alla storia. Tuttavia perdere proprio contro il Real sarebbe, per gli
stessi motivi, un dolore immenso. E sia chiara un'altra cosa: non
partiamo con i favori del pronostico, anche se abbiamo le nostre
buone possibilità.
Quanto
all'osservazione ironica e amara insieme, non ho potuto fare a meno
di sghignazzare di fronte all'osservazione fatta da Maurizio
Pistocchi dopo la partita. Il nostro se n'è uscito con la seguente
frase (più o meno, cito a memoria): “Nella vittoria di Simeone c'è
molta Italia: non dimentichiamo che ha allenato un anno da noi”.
Quindi, vediamo se ho capito bene: sebbene abbia vinto due titoli
nazionali in Argentina e tre coppe in Spagna, l'esperienza di Simeone
deriverebbe essenzialmente da una salvezza guadagnata a Catania?
Davvero, non so se ridere o inorridire. Alla fine, in Italia vince
sempre il provincialismo, lo stesso che spinge a credere che il
Benfica sia una squadretta buona solo a contare col pallottoliere i
gol che prenderà, così come era successo col Copenhagen, o il
Galatasaray o lo stesso Atletico (do you remember Muntari?).
Note
positive
Juanfran:
messo alla corda da Hazard, riesce a prendergli le misure e per ben
due volte approfitta di un errore del belga per centrare due cross
favolosi.
Tiago:
non è e non sarà mai un regista, ma le sue aperture e la sua
lucidità nel leggere il gioco sono fuori dal comune. È
in uno stato di forma eccezionale.
Note
negative
Solidità
difensiva: numerosi errori nel gioco aereo su palle inattive e
nel contrasto sugli inserimenti centrali hanno costretto Courtois a
interventi difficili. Se i secondi non sono affatto una novità, lo
sono i primi e, considerata l'abilità dei giocatori del Real Madrid
in entrambi i casi (come confermato nella partita di Monaco), bisogna
assolutamente porvi rimedio.
Chelsea:
Schwarzer; Ivanovic, Cahill, Terry, Cole (Eto’o, m. 53);
Azpilicueta, Ramires, David Luiz, Hazard; Willian (Schürrle, m. 76)
y Fernando Torres (Demba Ba, m. 66). No utilizados: Hilario; Kalas,
Ginkel y Oscar.
No utilizados: Aranzubia; Alderweireld, Diego Ribas y Villa.
Goles: 1-0. M. 36. Fernando Torres. 1-1. M. 44. Adrián. 1-2. M. 60. Diego Costa, de penalti. 1-3. M. 72. Arda Turan.
Árbitro: Nicola Rizzoli (Italia). Amonestó a Cahill, Diego Costa y Adrián.
Unos 40.000 espectadores en Stamford Bridge.
Riusciremo nel doblete
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo: la finale è la peggiore possibile. Anche perché il derby rischia di pesare "psicologicamente" molto su di noi e poco sul Real, più avvezzo inoltre a certi palcoscenici.
RispondiElimina