Chiunque
non sia completamente digiuno di letteratura conoscerà, sia pure per
sommi capi, il concetto della giustizia poetica, ovvero quel
particolare meccanismo narrativo, tipico dell'epica, per il quale
l'eroe, bello, coraggioso e indomito, vince contro tutto e tutti e
così afferma non solo la propria eccezionalità, ma anche la
straordinaria importanza dei valori che incarna. Naturalmente, la
lotta è dura e vede il protagonista rischiare di soccombere più e
più volte. Alla fine, però, facendo appello a tutta la propria
interiorità e al valore eterno delle proprie convinzioni, il nostro
sconfigge il Nemico e riafferma la Giustizia.
Splendido,
vero? Peccato che la Giustizia Poetica non esista. Sicuramente non
esiste nella Vita. Spesso non esiste neppure nella poesia, a dire il
vero...
Se
esistesse, tanto per essere chiari, la finale di Champions' sarebbe
stata vinta dall'Atletico, capace, pur menomato da infortuni e da una
stagione logorante, di affrontare a testa alta un Real Madrid
dall'inefficacia pari solo allo sperpero di denaro che questa è
costata nell'ultimo decennio.
Invece,
somma crudeltà degli dei, l'Atletico non solo ha perso dopo aver
lungamente condotto nel punteggio, ma lo ha fatto proprio all'ultima
curva, quando ha subito il pareggio che, di fatto, ha tagliato le
gambe ai colchoneros, ormai in debito di ossigeno da minuti.
Ulteriore
crudeltà, i biancorossi hanno dovuto assistere all'arroganza
senza ritegno dei blancos, impegnati a mostrare il peggior
volto del peggior potere politico-sportivo esistente in Europa. In
realtà, c'è veramente qualcuno che si stupisce della malignità
e della spudoratezza del Real Madrid? Come i più odiosi
personaggi dei romanzi e della storia, i nostri avversari, dimentichi
di essere stati i favoriti d'obbligo (per prestigio, tecnica, potere
economico e mediatico) e di aver in fondo compiuto solo il loro
dovere di fronte a una squadra molto meno forte di loro, hanno
festeggiato ignobilmente come da loro costume. Sia in campo che in
tribuna, mi sento di aggiungere, visto che l'abbraccio
tra Florentino Perez e José María Aznar, ex primo ministro, è
un'immagine che andrà rinfacciata a tutti gli idioti che negano il
legame a doppio filo tra Real Madrid e potere politico iniziato ai
tempi di Franco, rinfacciando a noi o al... Barcellona (vi giuro che
ho sentito anche questa!) di essere stati la squadra favorita dalla
dittatura.
Particolarmente
ripugnante mi è parsa la mancanza di rispetto di un cristiano
ronaldo (le minuscole sono volute), autore di una partita miserabile
e di una esultanza sguaiata per la rete su rigore a partita
ormai finita. In generale tutti, però, mi sono parsi ben sopra le
righe, segno neanche troppo difficile da interpretare: hanno proprio
avuto paura, di noi e della figuraccia che rischiavano di fare (e per
quanto mi riguarda, hanno fatto), strapagati campioni incapaci di
vincere contro una squadra costata un decimo.
Mettetevi
nei panni dei nostri avversari: anche se la tutta la stampa spagnola
suona la fanfara per loro, in fondo sanno benissimo che hanno vinto
solo grazie alle nostre difficoltà e agli infortuni dei nostri
giocatori (essere stato pagato 102 milioni di euro e scoprire che per
segnare nella partita più importante della tua carriera hai avuto
bisogno che il tuo diretto avversario non riuscisse più a muoversi
per i crampi deve bruciare parecchio, quando ti guardi allo
specchio).
In
Spagna vi direbbero: “Los vikingos son así”, frase spesso
accostata a quest'altra: “El Atlético es diferente”.
Un
giorno, forse, scriverò per quale motivo sono dell'Atletico, come e
quando mi è capitato. E probabilmente chiederò a voi lettori di
raccontarmi come e quando è successo a voi. Per ora, però,
consiglio a tutti di mostrare le immagini sguaiate della festa
merengue per spiegare perchè non possiamo essere del Real e
perchè c'è gente, tanta gente, al mondo, che si ostina a credere
che la vittoria non sia tutto e a tifare per squadre che non vincono
così spesso come (poche) altre e, quando lo fanno, conoscono il
significato della parola “rispetto”.
La
vittoria non è tutto. La vittoria ad ogni costo non mi interessa.
Paradossalmente,
parlare di calcio, a questo punto, è superfluo. D'altra parte,
sarebbe ugualmente paradossale se in questo blog non dedicassi
neppure una riga alla partita più importante della stagione
biancorossa.
Più
ci penso, più mi rendo conto che il punto di svolta è stato non il
gol di Ramos, ma un episodio sfuggito ai più e accaduto poco prima.
Minuto
89, l'Atletico guadagna una punizione sulla trequarti avversaria:
Koke, Gabi e Sosa confabulano parecchio, si scambiano cenni del capo
e sembrano compiacersi di una brillante idea che hanno appena avuto.
L'argentino va sulla palla e tira una parabola floscia direttamente
tra le mani di Casillas. Sul rilancio del portiere, la palla ha
cominciato a rotolare inesorabilmente verso l'interno della nostra
rete.
Si
sarebbero potute fare molte cose, con quella punizione: cercare
l'angolo, perdere del tempo tenendo la palla nella metacampo
avversaria, forse anche cercare di sorprendere il portiere avversario
e chiudere così la partita con un 2-0 che avrebbe stroncato i nostri
avversari. E invece... la palla è stata deliberatamente buttata via.
E con lei la partita. Chissà se mai sapremo cosa volevano fare i
tre, se verrà fuori che Sosa non ha rispettato i piani o se qualcosa
li ha modificati proprio all'ultimo. Sta di fatto, ripeto, che la
partita l'abbiamo persa allora. Contro il Barça, al Calderon, i
biancorossi erano riusciti a rimanere minuti interi intorno alla
bandierina del calcio d'angolo avversaria, ricordate? Non riesco a
togliermi dalla mente l'idea che, se i nostri avessero fatto così,
saremmo campioni d'Europa.
Allora,
però in campo c'era Diego Ribas, giocatore dai grossi limiti ma
capace di fare l'unica cosa necessaria in quel momento: tenere la
palla incollata ai propri piedi.
E
qui compare l'altra chiave di lettura del match o, per meglio dire,
il peccato originale da cui è scaturita una cascata di conseguenze
strettamente concatenate tra loro: Diego Ribas non c'era perchè una
sostituzione era stata fatta dopo soli otto minuti, a causa
dell'infortunio patito praticamente alla prima azione da Diego Costa.
Ecco,
a mio parere la differenza tra la vittoria e la sconfitta sta tutta
qui, nella presenza di Diego Costa come titolare
dall'inizio. Naturalmente, non credo di esprimere un'opinione
particolarmente originale, ma non è mia intenzione.
Semplicemente,
mi domando: com'è possibile che un giocatore infortunato in maniera
seria sia stato considerato abbastanza guarito da poter non solo
giocare, ma anche giocare bene (leggasi: sostenere quasi interamente
il peso dell'attacco) in una partita di questa importanza? Un
giocatore che già una settimana fa, in un'altra partita
fondamentale, aveva avuto una ricaduta dopo pochi minuti?
Tralascio
volutamente gli aspetti tattici e psicologici legati alla scelta di
schierarlo in campo dall'inizio e mi concentro invece su quelli
medici: com'è possibile che nessuno abbia detto chiaro e tondo che
Diego Costa non poteva giocare? Non mi si dica che il test
pre-partita era andato bene: tre o quattro scatti senza forzare non
sono novanta minuti di lotta, di falli, di cambi di ritmo e
direzione! E poi non è possibile ritenere che un infortunio per cui
è necessaria una convalescenza di 2-3 settimane sia considerato
totalmente superato dopo sette (!!!) giorni?
Aggiungo
e rilancio: Adrian, il suo sostituto, era stato fatto scaldare come
un titolare, ma poi mandato in panchina, segno che non c'era poi
totale fiducia nei confronti di Costa. È
poi notizia
di oggi che il brasiliano aveva mostrato segnali di dolore già
durante il riscaldamento.
Insomma,
col senno di poi, la decisione di far giocare il brasiliano è stata
veramente disastrosa e la situazione appare ogni giorno di più
gestita in maniera dilettantesca.
Di
fatto, come ho già detto, ci siamo giocati la possibilità di un
cambio fondamentale, se non altro per perdere tempo e far
respirare la squadra, nei momenti finali. Anche da qui è conseguita
la stanchezza di cui i colchoneros sono stati vittime negli
ultimi venti minuti.
A
quel punto la squadra, stremata, ha commesso un altro errore in cui
eravamo incorsi parecchio negli ultimi tempi: difendere troppo
bassi, non giocare né tenere la palla, fidando nelle
notevoli abilità nel gioco aereo dei nostri centrali. Siccome, come
avevamo già scritto, l'errore, in situazioni di mischia, può sempre
capitare, ecco spiegato il gol di Ramos. Il difensore del Real è
noto per la sua capacità di inserimento di testa sui calci piazzati;
tuttavia, non è stato affatto marcato in occasione del corner da cui
è nato il pareggio. Tiago si è fatto sopravanzare in maniera molto
netta, ma non è corretto addossare al portoghese (peraltro autore di
un altro gravissimo errore in disimpegno nel primo tempo) una colpa
che ha solo in parte: altri più abili di lui avrebbero forse dovuto
curare un tale avversario. In ogni caso, il punto rimane lo stesso:
sono errori frutto di stanchezza e mancanza di lucidità, estreme
conseguenze di un processo iniziato, come abbiamo già visto, molto
prima.
Subito
il gol del pareggio, non ci sono stati più dubbi sul fatto che la
partita fosse ormai persa: l'Atletico, stanco e demoralizzato, era
vittima di infortuni di vario tipo, soprattutto negli uomini che sono
stati spremuti maggiormente per tutta la stagione, ovverosia Filipe,
Koke e Juanfran. Quest'ultimo è rimasto in campo per mancanza di
sostituzioni e la sua inabilità è costata il gol del 2-1
avversario.
In
conclusione: senza Arda e Diego Costa, la partita era decisamente in
salita. Una volta segnato con l'ennesimo gol di Godin, si sarebbe
comunque potuta vincere, con un po' di accortezza in più e con uno
sforzo maggiore nella gestione della palla. Accortezza e capacità
gestionale pesantemente inficiate dal numero limitato di cambi a
disposizione di Simeone.
Non
voglio però che questa osservazione appaia un'accusa al Cholo. O
meglio, credo sia giusto sostenere che lui e il suo staff, per vari
motivi, non sono stati in grado di preparare la partita con la solita
accortezza.
Tuttavia
la questione è probabilmente ancora più vasta e riguarda la
gestione della società nel suo complesso.
Per
chiarire meglio quest'ultimo punto, vorrei partire da quello che
molti hanno identificato come un dato estremamente positivo della
nostra finale: la prestazione-monstre di David Villa.
L'asturiano ha corso per due, macinato chilometri, gettato tutto se
stesso sul campo fino all'ultimo secondo. Splendido, davvero.
Tuttavia, non ha mai tirato in porta. Vale a dire, il nostro secondo
miglior attaccante non si è affatto distinto per le abilità per cui
è stato comperato. Con lui e Adrian, l'Atletico è stato
assolutamente nullo in avanti. E qui arriviamo al punto: se il
centravanti si limita a correre e a coprire, a cosa serve che in quel
ruolo sia schierato un attaccante? Tanto varrebbe mettere in campo un
centrocampista di contenimento...
Alla
fine, al di là degli errori individuali di chicchessia, ha pesato
l'esiguità della rosa: la mancanza di un'alternativa a Diego
Costa (non dico sul piano testuale, ma almeno su quello
dell'efficacia realizzativa), l'assenza di alternative valide per
quasi tutti i ruoli chiave del gioco, la mancanza di fiducia nei
confronti di giocatori che avrebbero potuto dare una mano nel corso
della stagione. Altra questione è se queste alternative
fossero di qualità e anche qui la risposta non può che
essere negativa: ci sarà modo di sviluppare il discorso in post
dedicati al rendimento dei singoli e alle propspettive future, però
posso già dire che giocatori come Rodriguez, Sosa e Diego sono stati
profonde delusioni. Altri magari più utili, come Leo Baptistao,
Guilavogui e Saul, sono stati mandati a farsi le ossa altrove.
Non
voglio che questo appaia il classico discorso che si fa perchè
Simeone ha perso, mentre fino al 93' ero pronto a scrivere tutt'altro
(quello che hanno fatto tutti su Ancelotti, improvvisamente assurto a
genio...), perchè non è così: semplicemente, come ho più volte
scritto, credo che il Cholo sia stato fantastico nel fare le nozze
coi fichi secchi, ma (per continuare la metafora) che alcuni di
questi fichi li abbia scelti lui e abbia una (piccola) parte di colpa
nel mare assoluto di meriti. La temporada dei colchoneros
resta fantastica, lo dico in maniera chiara e netta.
E
allora di chi è la colpa? Voglio essere altrettanto chiaro e netto:
le gestioni scellerate degli ultimi anni hanno creato i
presupposti per avere una rosa scarna e piena di lacune. Che Simeone,
con una rosa così, abbia quasi ottenuto il massimo in 61 partite di
alto livello è solo un merito dell'uomo, incredibile nella sua
abilità. Però, ragazzi, non scherziamo: l'Atletico non è stato
costruito al risparmio per una precisa strategia; lo è stato perchè
anni di deriva morale e finanziaria hanno portato a questa
come unica strada obbligata per evitare un fallimento che, ormai, era
proprio dietro l'angolo.
Onore
al Cholo, al suo entourage e ai giocatori, dunque. Ma non esageriamo
coi complimenti per gli altri...
Cosa ne pensi di questa svendita che come anno avviene? Chi credi sara il nuovo costa? Per me sara baptistao. E della vendita di filipe? Ormai credo sia ovvia visto l arrivo di siqueira... E infine credo che correa sara il nuovo aguero
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