domenica 30 novembre 2014

Atletico Madrid – Deportivo 2-0: la partita della vergogna


Avrei voluto scrivere della gran prestazione di Arda, del gol di Saúl, di nuovo titolare dopo un mese e mezzo, della terza vittoria consecutiva in casa e delle prospettive di classifica alla luce delle ultime prestazioni. O anche del 4-5-1 proposto ancora una volta dal Cholo, o dell'ottima prova di Gimenez.

E invece mi tocca parlare di quanto accaduto prima della partita nelle vicinanze del Calderon. In uno scontro tra opposte tifoserie, scontro a quanto pare programmato, un tifoso del Depor è stato ridotto in fin di vita e, stando a quanto hanno raccontato alcuni testimoni, addirittura buttato nel Manzanares. Per tacere del solito corollario di ferite da arma da taglio, traumi e contusioni.
La vittima è poi morta intorno alle 14.30 nell'ospedale madrileno nel quale era stata ricoverata.

Naturalmente, le due società hanno subito ribadito che condannano gli incidenti, i loro autori, la violenza nello sport e blablabla, nel solito stucchevole teatrino che accompagna queste tragedie.


Tuttavia, è giusto che, a proposito di avvenimenti che non c'entrano col calcio, altri fatti vengano ricordati.

Per esempio, c'entra col calcio che il Calderon sia da tanto, troppo tempo, un luogo in cui una parte cospicua dei tifosi espone svastiche, intona canti fascisti, saluta col braccio teso e insulta i giocatori di colore degli avversari?
E che ogni scusa sia buona perchè dagli stessi settori dello stadio partano insulti verso la Catalogna, i Paesi Baschi, le Asturie e ogni altra minoranza etnico-politica presente in Spagna?
E che le partite contro le squadre di queste regioni siano costantemente da allarme rosso?

Piacerebbe anche a me pensare che il club con tutto questo non c'entri niente. Che non sia la società a gestire gli ingressi all'impianto, che non sia stato il padre dell'attuale amministratore delegato a foraggiare per anni l'ala violenta della tifoseria, anni nei quali il Calderon sarebbe stato quasi sempre desolatamente vuoto senza questi signori (vedere su Youtube la sintesi di una qualunque partita di fine anni 80 – inizi 90 per credere). Che, in sintesi, certe cose noi colchoneros non le facciamo.

Noi siamo i buoni, si sa. La mejor aficion de España e via dicendo. I cattivi, gli ingenerosi, i violenti, i razzisti non ci appartengono. Peccato che anche fra noi si annidino le mele marce. Gente che usa il club come pretesto per sfogare i propri livori, o che scambia la fedeltà ai nostri colori per violenza verso tutto e tutti.
E non è vero che non c'entrano niente col calcio, che non sono veri tifosi. C'entrano eccome. Entrano ad ogni partita nel nostro stadio. Insultano ad ogni partita gli avversari. Con la compiacenza della società.
Ricordiamocelo, quando vedremo le facce stolide e sciocche di Gil Marin e Cerezo venirci a dire che sono sconvolti e che bisogna fare di tutto perchè non accada più.

2 commenti:

  1. Comunque la decisione presa ieri di bandire dal Calderon il "Frente Atletico" non risolve il problema, innanzitutto perché queste questioni andavano affrontate negli anni mentre la società ha preferito tollerare vari comportamenti (Cori razzisti, Emblemi nazisti, episodi di violenza etc...) senza mai sanzionarli e ora pretende di punire in modo esemplare un intero gruppo per fatti che hanno coinvolto 11 membri
    Va detto poi che i fatti sono avvenuti fuori dallo stadio e il fatto che ora gli ultras "non possano più avere accesso al Calderon" non impedisce che nuove guerriglie di questo genere accadano in futuro.
    Vedendo poi il caso simile degli "Ultras Sur" cacciati dal Bernabeu a parole ma poi distribuiti a gruppi di tre in altri settori dello stadio (Solo 20 espulsioni effettive) mi fanno dubitare dell'efficacia pratica di queste sanzioni...

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    1. Ciao, grazie per il commento.
      A breve pubblicherò un nuovo post nel quale espongo la mia idea sull'intera questione e sull'alto tasso di ipocrisia che vi vedo.
      A presto

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