Il
Niño,
al secolo Fernando Torres Sanz, torna a casa.
La
notizia è ormai nota persino a chi non si interessa affatto di
calcio: non sarà certo questo post ad informare alcuno, lo so bene.
Pure, a scrivere prima non ce l'ho proprio fatta. Troppa emozione,
troppo desiderio cullato negli anni e mescolatosi, col passare del
tempo, al timore e alla rabbia dell'amante tradito.
Il
Niño
torna a casa e ogni suo respiro fa notizia, titoli sui giornali,
sospiri nei cuori di tutti. Per la sua presentazione al Calderon si
sono presentati in quarantamila, giusto un filo meno di quanti hanno
riempito lo stadio per la partita col Levante. Una partita che era
quasi un accessorio, un riempitivo inevitabile tra il Botto
(l'annuncio dell'affare, proprio alla Vigilia) e l'Evento, la
presentazione in grande stile del 4 gennaio. Quindi, tanto per dire,
il mio post rischia di essere un evergreen
ed è indifferente quando l'abbia scritto.
La
domanda che si fanno tutti è sempre la stessa, pur nelle sue
infinite variazioni: Fernando Torres tornerà lui? Ovvero, Simeone ha
fatto bene a rischiare la sua scommessa più grande o avevano ragione
al Milan? O, per dirla in altro modo ancora, il Niño
è ancora un grande giocatore (e lo è mai stato, aggiungo io)?
Per
rispondere a questa e ad altre domande credo di doverla prendere un
po' alla lontana.
Cominciamo
dalla partita contro il Levante.
Cosa ci dice un match tutto sommato giocato bene contro un avversario
molto misero, almeno sul piano della volontà di giocarsela? Un paio
di cose generali, tanto per cominciare: se non incontra grossa
opposizione, l'Atletico è in grado di giocare un'intera partita
puntando solo ed esclusivamente su un calcio manovrato e di buona
caratura estetica. Appena l'avversario alza i ritmi e il baricentro, i
colchoneros
fanno fatica e sbandano, perchè, diversamente dall'anno scorso non
hanno frecce al loro arco, vale a dire attaccanti veloci che
ribaltino il fronte. E Griezmann, mi direte? Il francese ha appena
iniziato a fare la differenza e deve ancora dimostrare qualcosina,
almeno dal mio punto di vista; soprattutto, con un bisonte come
Mandzukic accanto, rischia di ritrovarsi tutto solo in avanti, una
situazione da perfetto contropiedista che però spesso sfocia nel
nulla, soprattutto se chi porta la palla è partito da troppo
indietro e/o si trova davanti più avversari. Chi può supportare il
francese? Koke e Arda sono fenomenali nel mettere il pallone fra le
linee, ma non sono certo veloci. Juanfran e Siqueira lo sono, ma
soffrono di qualche lacuna sul piano difensivo (soprattutto il
brasiliano, un vero colabrodo), per cui, quando gli avversari alzano
il baricentro, devono inevitabilmente arretrare il proprio raggio
d'azione, per non farsi aggirare. Simeone ne è ben consapevole,
altrimenti non si spiegherebbe il fatto che più della metà delle
reti della squadra vengano segnate di testa, spesso su calcio da
fermo.
Sabato,
sul 2-0, la squadra si è rilassata troppo e ha rischiato di farsi
riprendere. Cose che possono capitare, se alle viste c'è un periodo
di scontri contro Real Madrid e Barcellona, ma anche questo è un
difetto storico dei colchoneros,
quest'anno acuito dalla mancanza di giocatori capaci di ferire a
morte gli avversari sbilanciati. Aggiungiamoci che si è avuta,
netta, l'impressione che anche il Cholo
considerasse la partita chiusa e si sia fatto cogliere alla
sprovvista dagli avversari. Già non brilla per velocità nel reagire
alle mosse avversarie, se poi si rilassa... È
anche vero che, a guardare la panchina, non si saprebbe proprio chi
inserire per dare velocità: Raul Garcia? Jimenez? Giusto Saul, che
attaccante non è.
Ci
sarebbe stato un tale Alessio
Cerci,
ma è ormai chiaro che in questo Atletico non avrebbe mai trovato
spazio. Non lasciatevi ingannare dalla parola “prestito”,
l'attaccante romano non lo vedremo più in maglia biancorossa. Degno
coronamento di una esperienza ai limiti della farsa: l'arrivo
all'ultimo giorno del mercato, in sovrappeso
e con la presunzione
di non avere nulla da dimostrare e da imparare, il tentativo di
forzare la mano all'allenatore sparlando a ruota libera dal ritiro
della nazionale, le prestazioni assolutamente impalpabili di uno che
vuol fare tutto da sé e magari si porta via anche il pallone, se gli
altri protestano. Una parabola del tutto diversa da quella di
Griezmann, che ha lavorato molto e in silenzio, e invece molto, ma
molto simile a quella di un altro "genio" del nostro calcio, Antonio
Cassano. La cui esperienza al Real Madrid fu ancora più penosa. Per
lo meno, il buon Antonio ci risparmiò i tweet lamentosi della
fidanzata a proposito del “merito ignorato in Italia”.
Cerci
se ne va sentendosi incompreso. Un altro giovanotto di belle
speranze, tale Simone
Scuffet,
quest'estate ha rinunciato a un contratto pluriennale e a 900.000
euro l'anno perchè doveva, parole della mamma, “finire la scuola”.
Come è noto, Madrid è priva di istituti scolastici. Come è
altrettanto noto, Scuffet è titolare in uno squadrone.
Certe
cose mi ricordano tanto le vacanze-studio che facevo in Inghilterra
da ragazzo: c'era gente che partiva con spaghetti e sugo di pomodoro
nella valigia per mostrare ai perfidi albionici come si mangia
veramente, mentre altri si lamentavano continuamente del terribile
cibo. D'altra parte, una valanga di
colleghi di altre regioni non fa altro che lamentarsi della nebbia e
del cibo e del freddo e della pioggia e del sole “che non è come a
casa” che trovano nella città dove lavorano. E stiamo parlando di
vivere solo in una diversa regione dello stesso paese, parlando la
stessa lingua.
Alla
fine, voglio dire, si allontanano dall'Atletico due provinciali,
tipici esponenti di un paese dove la tendenza al piagnisteo è così
forte che neppure ci si rende conto di quanto gli altri sono andati
avanti, dove si preferisce essere stellina in un Milan inguardabile
piuttosto che lottare per un posto tra i campioni di Spagna o
scaldare una panchina a Udine piuttosto che tentare la sorte a
Madrid. Madrid, dico, ma potrei anche parlare della Spagna tutta: ma
quanto potrà essere difficile adattarsi a vivere in una città e in
un paese così?
E
arriva, sette anni dopo, il Figliol
Prodigo,
carico di gloria e col blasone assai appannato. Favorevole o
contrario? Lo dico subito: favorevole
ma con molti distinguo.
Il
Niño
potrebbe
apportare quella velocità
che Simeone desiderava dai tempi della partenza di Diego Costa. Per
di più, Fernando Torres può giocare sia da punta centrale che da
secondo attaccante.
Sicuramente
arriva avvolto da molti dubbi,
anche se l'entusiasmo sollevato nell'ambiente tende a farli
dimenticare: è ancora un killer?
È
ancora integro fisicamente? Può reggere i novanta minuti?
Le
uniche cose certe sono che Simeone lo voleva ardentemente, per la sua
velocità e la sua duttilità,
e che, se non a Madrid,
davvero non si sa dove il Niño
potrebbe
ritrovarsi.
Però
qui cominciano le dolenti
note.
Innanzitutto,
l'affare è proprio uno strano
affare,
sia nei modi che nei tempi, che negli aspetti tecnici. Anche le voci
su un Cerci costretto ad accettare lo scambio e ad andare al Milan
anziché all'Inter non mi sono piaciute granchè: se fossero vere,
getterebbero un'ombra sulla società (anche se non sono uno
sprovveduto e so bene che non sarebbe la prima situazione di questo
tipo, nel mondo del calcio: ai tempi di Gil padre, per dire, era la
norma).
Poi
il fatto che Simeone lo abbia inseguito per mesi e sia convinto di
poterlo recuperare non mi fa stare tranquillo per niente. Ho ormai
compreso che il Cholo
soffre di una certa miopia
nei confronti dei calciatori: mentre è perfettamente in grado di
valutare un giocatore che ha ai suoi ordini, cogliendone pregi e
difetti, soprattutto se nascosti e fino ad allora ignoti, e
riusciendo magicamente a intervenire là dove serve, non mi pare in
grado di valutarli a distanza, vale a dire in sede di mercato. Se è
vero che Cerci è stata una sua precisa richiesta, il romano si
aggiunge a tutta una serie di calciatori, da Insua a Sosa, dal
Cebolla al secondo Diego, dal Cata
Diaz a Raul Jimenez, su cui è meglio stendere un velo pietoso.
C'è
poi l'aspetto ambientale: Fernando Torres arriva come uno
màs,
non come stella assoluta della squadra, e non potrebbe essere
altrimenti visto il rendimento degli ultimi anni (anche se la media
gol al Chelsea non è poi così male, più da seconda punta in
realtà). Dovrà sudarsi il suo posto come tutti gli altri, ha detto
Simeone con chiarezza. Ma la gente
saprà capirlo? I quarantamila che hanno affollato il Calderon
avranno pazienza? Sapranno rispettare il Cholo, il Niño
stesso che sicuramente avrà bisogno di tempo, molto tempo, i
compagni che gli faranno inevitabilmente ombra?
Ecco,
i compagni.
A parte il fatto che il suo acquisto mi pare una sconfessione bella e
buona del mercato estivo, ma di questo avrò modo di parlare (neanche
il tempo di finire il mio terzo post di tattica, capire dove si sta
andando, e Simeone mi fa questo scherzo, che mi costringerà ad
allungare ancora di più i tempi di pubblicazione. Scusate tutti),
chi farà spazio a Fernando Torres?
L'indiziato
numero uno è Raul
Garcia,
che sarà ancora di più eterno numero dodici (Raul Jimenez non lo
calcolo neanche). Però la situazione non volge al bello neppure per
Mandzukic
e per Griezmann,
perchè il Niño
toglierà
inevitabilmente spazio a uno dei due. Non è chiaro a chi. Le
indiscrezioni che parlano di un Simeone voglioso di riproporre il
gioco dell'anno scorso puntano inevitabilmente contro il croato. Però
io ricordo un'intervista estiva in cui il Cholo
parlava di una coppia Mandzukic – Fernando Torres come di un'arma
letale destinata a spaventare tutti in Europa. Griezmann
e Cerci arrivarono dopo e nessuno mi toglie dalla testa, a questo
punto, che entrambi fossero niente più che un surrogato, anche se di
alta qualità, almeno per quanto riguarda il francese.
Comunque
la si metta, il Niño
rischia
di passare per quello passato davanti a chi ha tirato la carretta
finora, un po' come Diego l'anno scorso. Si sa come finì e il
rischio non è poi così peregrino, a meno che il Cholo
non abbia in mente per lui un ruolo “alla Altafini”.
Anche
perchè, ne sono convinto, sotto l'affetto smisurato del popolo
colchonero
cova il rancore.
Lo so perchè lo provo anch'io. Non posso dimenticare quella
conferenza-stampa del 2007 quando Fernando Torres annunciò la sua
partenza tra le lacrime. Piangeva, il Niño,
e piangevamo tutti. Lo faceva perchè era “la cosa migliore per
tutti”, diceva. Beh, io non gliel'ho mai perdonata. Migliore per
lui, certamente. Migliore per la Mafia che governa il club, di
sicuro. Abbiamo vinto senza di lui, ci siamo rifatti una vita. Siamo
al nostro zenit,
mentre lui ha imboccato da parecchio il viale del tramonto. E ora si
ripresenta alla nostra porta, quasi sperando di poter godere della
nostra luce riflessa, di toccare ancora la gloria grazie a noi. Ora
che è vecchio, gli andiamo bene anche noi. Dai, lo pensiamo tutti,
chi più chi meno, in fondo al cuore.
A
me la storia del figliol prodigo ha sempre fatto girare le balle. E
gente meno dotata del Niño
ci
è stata molto più fedele, ha lottato con noi, è cresciuta con noi,
ha vinto con noi quando sembrava impossibile.
E,
sì, sono favorevole ma forse non più di tanto. Però, Fernando, ben
tornato a Casa, questo sì. Di tutto cuore.
Come li vedi questi 7 giorni di fuoco? In particolare la partita col Barcellona ?
RispondiEliminaCiao scusa vorrei anche chiederti notizie su Miranda, che fine ha fatto e che fine farà?
RispondiEliminaIo mi chiedo se il piagnisteo del Madrid non stia avendo effetto...e parlando di campo...basta il croato per carità...10 minuti Torres mooltoo meglio
RispondiEliminaIn effetti me lo chiedo anch'io... Per tutto il resto, le risposte nel prossimo post
EliminaRiguardando la partita col barça mi rendo conto di come non ci vogliano far competere per la Liga....un arbitro ignobile che è vero non butta fuori Gimenez e ci regala un rigore ma non vede o finge di non vedere una gomitata di Messi su Jesus Gamez...nemmeno ammonito e da prova tv...poi lo stesso Messi colpisce in occasione del 2-0 VOLONTARIAMENTE la palla con la mano...andava ammonito anche li e dunque espulso...invece alla fine del primo tempo Messi immacolato e 2-0 che sa di sentenza....per compensazione ci regalano un rigore( sai che compensazione preferivo restare 1-0 con Messi sotto la doccia)infine lo stesso Messi chiude i conti non prima di essere riuscito a farsi ammonire...in tutto ciò mi chiedo dove fosse il nostro 9 nell'occasione della respinta di Bravo sull'ottimo Torres...era come sempre immobile...concludo dicendo giochiamo per il terzo posto...le prime due non possono e non devono essere insidiate....troppi interessi...e questa mia idea è stata confermata nettamente ieri sera
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