martedì 6 gennaio 2015

Il Niño prodigo e i Provinciali (e qualche parolina sul Levante)


Il Niño, al secolo Fernando Torres Sanz, torna a casa.
La notizia è ormai nota persino a chi non si interessa affatto di calcio: non sarà certo questo post ad informare alcuno, lo so bene. Pure, a scrivere prima non ce l'ho proprio fatta. Troppa emozione, troppo desiderio cullato negli anni e mescolatosi, col passare del tempo, al timore e alla rabbia dell'amante tradito.
Il Niño torna a casa e ogni suo respiro fa notizia, titoli sui giornali, sospiri nei cuori di tutti. Per la sua presentazione al Calderon si sono presentati in quarantamila, giusto un filo meno di quanti hanno riempito lo stadio per la partita col Levante. Una partita che era quasi un accessorio, un riempitivo inevitabile tra il Botto (l'annuncio dell'affare, proprio alla Vigilia) e l'Evento, la presentazione in grande stile del 4 gennaio. Quindi, tanto per dire, il mio post rischia di essere un evergreen ed è indifferente quando l'abbia scritto.
La domanda che si fanno tutti è sempre la stessa, pur nelle sue infinite variazioni: Fernando Torres tornerà lui? Ovvero, Simeone ha fatto bene a rischiare la sua scommessa più grande o avevano ragione al Milan? O, per dirla in altro modo ancora, il Niño è ancora un grande giocatore (e lo è mai stato, aggiungo io)?
Per rispondere a questa e ad altre domande credo di doverla prendere un po' alla lontana.


Cominciamo dalla partita contro il Levante. Cosa ci dice un match tutto sommato giocato bene contro un avversario molto misero, almeno sul piano della volontà di giocarsela? Un paio di cose generali, tanto per cominciare: se non incontra grossa opposizione, l'Atletico è in grado di giocare un'intera partita puntando solo ed esclusivamente su un calcio manovrato e di buona caratura estetica. Appena l'avversario alza i ritmi e il baricentro, i colchoneros fanno fatica e sbandano, perchè, diversamente dall'anno scorso non hanno frecce al loro arco, vale a dire attaccanti veloci che ribaltino il fronte. E Griezmann, mi direte? Il francese ha appena iniziato a fare la differenza e deve ancora dimostrare qualcosina, almeno dal mio punto di vista; soprattutto, con un bisonte come Mandzukic accanto, rischia di ritrovarsi tutto solo in avanti, una situazione da perfetto contropiedista che però spesso sfocia nel nulla, soprattutto se chi porta la palla è partito da troppo indietro e/o si trova davanti più avversari. Chi può supportare il francese? Koke e Arda sono fenomenali nel mettere il pallone fra le linee, ma non sono certo veloci. Juanfran e Siqueira lo sono, ma soffrono di qualche lacuna sul piano difensivo (soprattutto il brasiliano, un vero colabrodo), per cui, quando gli avversari alzano il baricentro, devono inevitabilmente arretrare il proprio raggio d'azione, per non farsi aggirare. Simeone ne è ben consapevole, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che più della metà delle reti della squadra vengano segnate di testa, spesso su calcio da fermo.
Sabato, sul 2-0, la squadra si è rilassata troppo e ha rischiato di farsi riprendere. Cose che possono capitare, se alle viste c'è un periodo di scontri contro Real Madrid e Barcellona, ma anche questo è un difetto storico dei colchoneros, quest'anno acuito dalla mancanza di giocatori capaci di ferire a morte gli avversari sbilanciati. Aggiungiamoci che si è avuta, netta, l'impressione che anche il Cholo considerasse la partita chiusa e si sia fatto cogliere alla sprovvista dagli avversari. Già non brilla per velocità nel reagire alle mosse avversarie, se poi si rilassa... È anche vero che, a guardare la panchina, non si saprebbe proprio chi inserire per dare velocità: Raul Garcia? Jimenez? Giusto Saul, che attaccante non è.


Ci sarebbe stato un tale Alessio Cerci, ma è ormai chiaro che in questo Atletico non avrebbe mai trovato spazio. Non lasciatevi ingannare dalla parola “prestito”, l'attaccante romano non lo vedremo più in maglia biancorossa. Degno coronamento di una esperienza ai limiti della farsa: l'arrivo all'ultimo giorno del mercato, in sovrappeso e con la presunzione di non avere nulla da dimostrare e da imparare, il tentativo di forzare la mano all'allenatore sparlando a ruota libera dal ritiro della nazionale, le prestazioni assolutamente impalpabili di uno che vuol fare tutto da sé e magari si porta via anche il pallone, se gli altri protestano. Una parabola del tutto diversa da quella di Griezmann, che ha lavorato molto e in silenzio, e invece molto, ma molto simile a quella di un altro "genio" del nostro calcio, Antonio Cassano. La cui esperienza al Real Madrid fu ancora più penosa. Per lo meno, il buon Antonio ci risparmiò i tweet lamentosi della fidanzata a proposito del “merito ignorato in Italia”.
Cerci se ne va sentendosi incompreso. Un altro giovanotto di belle speranze, tale Simone Scuffet, quest'estate ha rinunciato a un contratto pluriennale e a 900.000 euro l'anno perchè doveva, parole della mamma, “finire la scuola”. Come è noto, Madrid è priva di istituti scolastici. Come è altrettanto noto, Scuffet è titolare in uno squadrone.
Certe cose mi ricordano tanto le vacanze-studio che facevo in Inghilterra da ragazzo: c'era gente che partiva con spaghetti e sugo di pomodoro nella valigia per mostrare ai perfidi albionici come si mangia veramente, mentre altri si lamentavano continuamente del terribile cibo. D'altra parte, una valanga di colleghi di altre regioni non fa altro che lamentarsi della nebbia e del cibo e del freddo e della pioggia e del sole “che non è come a casa” che trovano nella città dove lavorano. E stiamo parlando di vivere solo in una diversa regione dello stesso paese, parlando la stessa lingua.
Alla fine, voglio dire, si allontanano dall'Atletico due provinciali, tipici esponenti di un paese dove la tendenza al piagnisteo è così forte che neppure ci si rende conto di quanto gli altri sono andati avanti, dove si preferisce essere stellina in un Milan inguardabile piuttosto che lottare per un posto tra i campioni di Spagna o scaldare una panchina a Udine piuttosto che tentare la sorte a Madrid. Madrid, dico, ma potrei anche parlare della Spagna tutta: ma quanto potrà essere difficile adattarsi a vivere in una città e in un paese così?


E arriva, sette anni dopo, il Figliol Prodigo, carico di gloria e col blasone assai appannato. Favorevole o contrario? Lo dico subito: favorevole ma con molti distinguo.
Il Niño potrebbe apportare quella velocità che Simeone desiderava dai tempi della partenza di Diego Costa. Per di più, Fernando Torres può giocare sia da punta centrale che da secondo attaccante.
Sicuramente arriva avvolto da molti dubbi, anche se l'entusiasmo sollevato nell'ambiente tende a farli dimenticare: è ancora un killer? È ancora integro fisicamente? Può reggere i novanta minuti?
Le uniche cose certe sono che Simeone lo voleva ardentemente, per la sua velocità e la sua duttilità, e che, se non a Madrid, davvero non si sa dove il Niño potrebbe ritrovarsi.


Però qui cominciano le dolenti note.
Innanzitutto, l'affare è proprio uno strano affare, sia nei modi che nei tempi, che negli aspetti tecnici. Anche le voci su un Cerci costretto ad accettare lo scambio e ad andare al Milan anziché all'Inter non mi sono piaciute granchè: se fossero vere, getterebbero un'ombra sulla società (anche se non sono uno sprovveduto e so bene che non sarebbe la prima situazione di questo tipo, nel mondo del calcio: ai tempi di Gil padre, per dire, era la norma).
Poi il fatto che Simeone lo abbia inseguito per mesi e sia convinto di poterlo recuperare non mi fa stare tranquillo per niente. Ho ormai compreso che il Cholo soffre di una certa miopia nei confronti dei calciatori: mentre è perfettamente in grado di valutare un giocatore che ha ai suoi ordini, cogliendone pregi e difetti, soprattutto se nascosti e fino ad allora ignoti, e riusciendo magicamente a intervenire là dove serve, non mi pare in grado di valutarli a distanza, vale a dire in sede di mercato. Se è vero che Cerci è stata una sua precisa richiesta, il romano si aggiunge a tutta una serie di calciatori, da Insua a Sosa, dal Cebolla al secondo Diego, dal Cata Diaz a Raul Jimenez, su cui è meglio stendere un velo pietoso.
C'è poi l'aspetto ambientale: Fernando Torres arriva come uno màs, non come stella assoluta della squadra, e non potrebbe essere altrimenti visto il rendimento degli ultimi anni (anche se la media gol al Chelsea non è poi così male, più da seconda punta in realtà). Dovrà sudarsi il suo posto come tutti gli altri, ha detto Simeone con chiarezza. Ma la gente saprà capirlo? I quarantamila che hanno affollato il Calderon avranno pazienza? Sapranno rispettare il Cholo, il Niño stesso che sicuramente avrà bisogno di tempo, molto tempo, i compagni che gli faranno inevitabilmente ombra?
Ecco, i compagni. A parte il fatto che il suo acquisto mi pare una sconfessione bella e buona del mercato estivo, ma di questo avrò modo di parlare (neanche il tempo di finire il mio terzo post di tattica, capire dove si sta andando, e Simeone mi fa questo scherzo, che mi costringerà ad allungare ancora di più i tempi di pubblicazione. Scusate tutti), chi farà spazio a Fernando Torres?
L'indiziato numero uno è Raul Garcia, che sarà ancora di più eterno numero dodici (Raul Jimenez non lo calcolo neanche). Però la situazione non volge al bello neppure per Mandzukic e per Griezmann, perchè il Niño toglierà inevitabilmente spazio a uno dei due. Non è chiaro a chi. Le indiscrezioni che parlano di un Simeone voglioso di riproporre il gioco dell'anno scorso puntano inevitabilmente contro il croato. Però io ricordo un'intervista estiva in cui il Cholo parlava di una coppia Mandzukic – Fernando Torres come di un'arma letale destinata a spaventare tutti in Europa. Griezmann e Cerci arrivarono dopo e nessuno mi toglie dalla testa, a questo punto, che entrambi fossero niente più che un surrogato, anche se di alta qualità, almeno per quanto riguarda il francese.
Comunque la si metta, il Niño rischia di passare per quello passato davanti a chi ha tirato la carretta finora, un po' come Diego l'anno scorso. Si sa come finì e il rischio non è poi così peregrino, a meno che il Cholo non abbia in mente per lui un ruolo “alla Altafini”.
Anche perchè, ne sono convinto, sotto l'affetto smisurato del popolo colchonero cova il rancore. Lo so perchè lo provo anch'io. Non posso dimenticare quella conferenza-stampa del 2007 quando Fernando Torres annunciò la sua partenza tra le lacrime. Piangeva, il Niño, e piangevamo tutti. Lo faceva perchè era “la cosa migliore per tutti”, diceva. Beh, io non gliel'ho mai perdonata. Migliore per lui, certamente. Migliore per la Mafia che governa il club, di sicuro. Abbiamo vinto senza di lui, ci siamo rifatti una vita. Siamo al nostro zenit, mentre lui ha imboccato da parecchio il viale del tramonto. E ora si ripresenta alla nostra porta, quasi sperando di poter godere della nostra luce riflessa, di toccare ancora la gloria grazie a noi. Ora che è vecchio, gli andiamo bene anche noi. Dai, lo pensiamo tutti, chi più chi meno, in fondo al cuore.
A me la storia del figliol prodigo ha sempre fatto girare le balle. E gente meno dotata del Niño ci è stata molto più fedele, ha lottato con noi, è cresciuta con noi, ha vinto con noi quando sembrava impossibile.
E, sì, sono favorevole ma forse non più di tanto. Però, Fernando, ben tornato a Casa, questo sì. Di tutto cuore.


5 commenti:

  1. Come li vedi questi 7 giorni di fuoco? In particolare la partita col Barcellona ?

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  2. Ciao scusa vorrei anche chiederti notizie su Miranda, che fine ha fatto e che fine farà?

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  3. Io mi chiedo se il piagnisteo del Madrid non stia avendo effetto...e parlando di campo...basta il croato per carità...10 minuti Torres mooltoo meglio

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    1. In effetti me lo chiedo anch'io... Per tutto il resto, le risposte nel prossimo post

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  4. Riguardando la partita col barça mi rendo conto di come non ci vogliano far competere per la Liga....un arbitro ignobile che è vero non butta fuori Gimenez e ci regala un rigore ma non vede o finge di non vedere una gomitata di Messi su Jesus Gamez...nemmeno ammonito e da prova tv...poi lo stesso Messi colpisce in occasione del 2-0 VOLONTARIAMENTE la palla con la mano...andava ammonito anche li e dunque espulso...invece alla fine del primo tempo Messi immacolato e 2-0 che sa di sentenza....per compensazione ci regalano un rigore( sai che compensazione preferivo restare 1-0 con Messi sotto la doccia)infine lo stesso Messi chiude i conti non prima di essere riuscito a farsi ammonire...in tutto ciò mi chiedo dove fosse il nostro 9 nell'occasione della respinta di Bravo sull'ottimo Torres...era come sempre immobile...concludo dicendo giochiamo per il terzo posto...le prime due non possono e non devono essere insidiate....troppi interessi...e questa mia idea è stata confermata nettamente ieri sera

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