Terza partita in trasferta, terzo risultato utile consecutivo per i ragazzi di Simeone. Che appaiono completamente trasformati dall’allenatore argentino, non solo nella mentalità e nell’interpretazione tattica della gara, ma addirittura nelle capacità tecniche: giocatori che fino a un mese fa maledicevamo come bidoni inguardabili sembrano ora acquisti lungimiranti e ben pensati. Comincio a credere che il Cholo abbia poteri taumaturgici… anche nei confronti della classifica, che premia i colchoneros come mai nessuno di noi avrebbe sperato: la zona Champions è ormai a soli due punti, la Europa League è agganciata, sia pure in coabitazione con mezza Liga (come sarebbe la classifica se Manzano fosse stato sostituito a inizio dicembre?).
La seconda vittoria in trasferta dei biancorossi è stata sudatissima ma meritata. Privi di Gabi e Diego, i colchoneros hanno combattuto su ogni pallone, rilanciando continuamente l’azione e colpendo di sciabola più che di fioretto. Il pressing dell’Osasuna ha messo in difficoltà l’Atletico, ma i biancorossi non hanno mai mollato: anche nei momenti di maggiore difficoltà, hanno vacillato ma non hanno mai ceduto al panico, serrando le linee e aiutandosi l’un l’altro (esattamente l’opposto di quanto facevano con Manzano; e poi il Goyo ci viene a dire che l’unica differenza è che il suo Atleti perdeva in trasferta… Come se fosse nulla…). Certo è che l’Atletico, schierato con un 4-4-1-1 in cui la coppia centrale era formata da Mario e Tiago e le due ali erano Arda a sinistra e un inedito Koke a destra, ha faticato per buona parte del primo tempo a creare gioco e anche ad opporsi efficacemente al pressing ossessivo dell’Osasuna. In particolare Mario si faceva trovare più volte fuori posto, non accorciando verso la difesa, che così rimaneva scoperta di fronte alle percussioni centrali dei padroni di casa e costringeva i laterali a rimanere in linea e a soffrire in un oscuro lavoro di tamponamento. In particolare Miranda evidenziava una volta di più i suoi limiti sul breve e se pressato, dimostrando che può essere un buon difensore solo se schermato adeguatamente a centrocampo, mentre Juanfran, che già saliva poco per proteggere Koke che ala non è, doveva lottare con le unghie e con i denti per mantenere la posizione. Fortuna che Godin era monumentale e che Filipe si dimostrava, come già altre volte, abile in fase difensiva quanto leggero in attacco.
Tuttavia la squadra reggeva e al 39’, sulla prima percussione di Filipe, conquistava un calcio d’angolo prontamente trasformato da Godin, lesto ad approfittare di un rimbalzo in area.
Nel secondo tempo l’Atletico dominava la partita, soprattutto grazie a un migliore equilibrio nella coppia Tiago – Mario e al maggior dinamismo di Filipe. Arda giocava palloni preziosi, Koke, come già nel primo tempo, si dimostrava un leader a tutto tondo, capace di dare il ritmo a tutta la squadra con passaggi filtranti e aperture illuminanti. Così si creavano le due occasioni più limpide della partita, con Adrian e Falcao abili a mettersi davanti al portiere, rispettivamente al 51’ e al 56’, per poi sprecare malamente.
Da quel momento si rifaceva sotto l’Osasuna, che attaccava in forze ma senza idee un Atletico schiacciato nella propria metacampo, anche se capace di contropiedi ficcanti (sprecati dai due là davanti, autori fino ad allora di un’ottima partita di sacrificio e ormai sfiancati): le uniche due palle pericolose venivano neutralizzate da due interventi miracolosi di Courtois e la partita, tra qualche manfrina e qualche colpo proibito di troppo, si consegnava nemmeno troppo faticosamente ai colchoneros.
Note positive
Courtois: le due parate del secondo tempo (una su colpo di testa di un fino allora opaco Raul Garcia, sarebbe stata una beffa) salvano il risultato e mostrano le sue qualità nell’area piccola.
Koke: finalmente una partita degna di quanto mostrato lo scorso anno e delle aspettative nate intorno a lui. Mostra il piglio del leader e reclama un posto in squadra con la forza e il garbo di una prestazione continua da regista a tutto campo.
Note negative
Tiago – Mario: uno non è un regista, ma una mezzala di buona tecnica; l’altro un incontrista piatto che più piatto non si può, oltre che scarso a leggere i tempi del gioco e non particolarmente abile nel rubare palla. Conclusione, se non c’è Diego a fare filtro già dalla trequarti (oltre che a incrociarsi con Adrian per bloccare gli avversari in posizione difensiva), a metà campo si balla e si ballerà parecchio.
La seconda vittoria in trasferta dei biancorossi è stata sudatissima ma meritata. Privi di Gabi e Diego, i colchoneros hanno combattuto su ogni pallone, rilanciando continuamente l’azione e colpendo di sciabola più che di fioretto. Il pressing dell’Osasuna ha messo in difficoltà l’Atletico, ma i biancorossi non hanno mai mollato: anche nei momenti di maggiore difficoltà, hanno vacillato ma non hanno mai ceduto al panico, serrando le linee e aiutandosi l’un l’altro (esattamente l’opposto di quanto facevano con Manzano; e poi il Goyo ci viene a dire che l’unica differenza è che il suo Atleti perdeva in trasferta… Come se fosse nulla…). Certo è che l’Atletico, schierato con un 4-4-1-1 in cui la coppia centrale era formata da Mario e Tiago e le due ali erano Arda a sinistra e un inedito Koke a destra, ha faticato per buona parte del primo tempo a creare gioco e anche ad opporsi efficacemente al pressing ossessivo dell’Osasuna. In particolare Mario si faceva trovare più volte fuori posto, non accorciando verso la difesa, che così rimaneva scoperta di fronte alle percussioni centrali dei padroni di casa e costringeva i laterali a rimanere in linea e a soffrire in un oscuro lavoro di tamponamento. In particolare Miranda evidenziava una volta di più i suoi limiti sul breve e se pressato, dimostrando che può essere un buon difensore solo se schermato adeguatamente a centrocampo, mentre Juanfran, che già saliva poco per proteggere Koke che ala non è, doveva lottare con le unghie e con i denti per mantenere la posizione. Fortuna che Godin era monumentale e che Filipe si dimostrava, come già altre volte, abile in fase difensiva quanto leggero in attacco.
Tuttavia la squadra reggeva e al 39’, sulla prima percussione di Filipe, conquistava un calcio d’angolo prontamente trasformato da Godin, lesto ad approfittare di un rimbalzo in area.
Nel secondo tempo l’Atletico dominava la partita, soprattutto grazie a un migliore equilibrio nella coppia Tiago – Mario e al maggior dinamismo di Filipe. Arda giocava palloni preziosi, Koke, come già nel primo tempo, si dimostrava un leader a tutto tondo, capace di dare il ritmo a tutta la squadra con passaggi filtranti e aperture illuminanti. Così si creavano le due occasioni più limpide della partita, con Adrian e Falcao abili a mettersi davanti al portiere, rispettivamente al 51’ e al 56’, per poi sprecare malamente.
Da quel momento si rifaceva sotto l’Osasuna, che attaccava in forze ma senza idee un Atletico schiacciato nella propria metacampo, anche se capace di contropiedi ficcanti (sprecati dai due là davanti, autori fino ad allora di un’ottima partita di sacrificio e ormai sfiancati): le uniche due palle pericolose venivano neutralizzate da due interventi miracolosi di Courtois e la partita, tra qualche manfrina e qualche colpo proibito di troppo, si consegnava nemmeno troppo faticosamente ai colchoneros.
Note positive
Courtois: le due parate del secondo tempo (una su colpo di testa di un fino allora opaco Raul Garcia, sarebbe stata una beffa) salvano il risultato e mostrano le sue qualità nell’area piccola.
Koke: finalmente una partita degna di quanto mostrato lo scorso anno e delle aspettative nate intorno a lui. Mostra il piglio del leader e reclama un posto in squadra con la forza e il garbo di una prestazione continua da regista a tutto campo.
Note negative
Tiago – Mario: uno non è un regista, ma una mezzala di buona tecnica; l’altro un incontrista piatto che più piatto non si può, oltre che scarso a leggere i tempi del gioco e non particolarmente abile nel rubare palla. Conclusione, se non c’è Diego a fare filtro già dalla trequarti (oltre che a incrociarsi con Adrian per bloccare gli avversari in posizione difensiva), a metà campo si balla e si ballerà parecchio.
Osasuna: Andrés Fernández; Marc Bertrán, Sergio, Miguel Flaño, Satrústegui (Timor, m.77); Puñal (Lolo, m.87), Nekounam; Cejudo (Nino, m.63), Raúl García, Lamah; y Lekic.
Atlético de Madrid: Courtois 7,5; Juanfran 6 (Perea, m.78 sv), Miranda 6, Godín 8, Filipe Luis 6; Tiago 6, Mario 6; Adrián 6,5, Koke 7,5 (Salvio, m.81 sv), Arda Turan 6,5 (Domínguez, m.87 sv); y Falcao 6,5.
Gol: 0-1, m.40: Godín.
Árbitro: Pérez Montero (Comité Andaluz). Amonestó a Lekic (m.31), Raúl García (m.55) y Puñal (m.89), de Osasuna, y a Falcao (m.42), Tiago (m.65) y Courtois (m.92), del Atlético.Incidencias: Partido de la vigésima primera jornada de Liga disputado en el estadio Reyno de Navarra ante 15.010 espectadores.
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