Finita
l'abbuffata pasquale, saltata la cena causa esagerata ingestione di
cibi festivi, mi sono messo, pieno di speranze ma anche di paura,
davanti allo schermo per la prima partita dopo 15 giorni di vuoto
liguero.
Non si può
dire, in effetti, che la partita di ieri non abbia regalato, a noi
colchoneros, notevoli emozioni, condensate in particolare in grandi
dosi di delusione
venate da qualche filone di speranza.
Prima
delusione: il Calderon
penosamente semivuoto, sia pure al netto della Pasqua e della pioggia
battente. Giorni e giorni di tam-tam mediatico sull'atteso pienone,
sui duemila soci-non abbonati che avevano scelto proprio questo match
per il biglietto omaggio e... 40.000 spettatori scarsi sulle
gradinate! Magari tutto dipende dalla mancanza di copertura per tutti
i settori, ma davvero non riesco a comprendere come si pensi di poter
riempire i 73.000 posti de La Peineta con questa media di presenze, o
meglio, me lo spiego solo pensando alla ben nota disonestà di una
dirigenza interessata a tutto, tranne che al bene della società. Ma
su questa questione ben presto scriverò un post molto accurato...
Seconda
delusione: passano due minuti e Valdez, su imbeccata di Piatti e
grazie a un errore di Godin,
per poco non infila Courtois...
Neppure il
tempo di riprendersi, ed ecco il terzo, devastante, colpo: Pereira fa
quel che vuole sulla sinistra e Jonas, approfittando questa volta
dello stato confusionale di Miranda,
segna per il Valencia.
A quel punto,
il primo istinto è stato chiudere tutto ed andare a letto,
sacramentando contro il ben noto autolesionismo colchonero.
Per fortuna la palla è arrivata ad Arda che, nell'unica azione in
avanti biancorossa di tutto il primo tempo, ha servito
meravigliosamente un Falcao letale, abile nel colpire al volo alle
spalle dello spaesato Guardado. Rinfrancato dal gol, mi sono
rassegnato a coltivare la mia piccola speranza, consapevole che la
barca sarebbe comunque affondata, prima o poi, ma galvanizzato da una
rete arrivata per fortuna immediatamente (altrimenti, io credo, non
avremmo mai recuperato).
Come volevasi
dimostrare, tutto il primo
tempo è stato penoso
oltre ogni dire. Un Atletico deconcentrato
e senza nerbo
ha subito costantemente l'azione del Valencia, che sul nostro fronte
sinistro ha fatto
tutto ciò che ha voluto: la premiata ditta
Miranda-Godin-Filipe-Mario-Arda non ha saputo contrastare in alcun
modo le incursioni di Pereira, Piatti e Banega (quest'ultimo in
versione calciatore di lusso, quella che mostra due-tre volte
all'anno, non di più) e solo San Courtois ha permesso ai colchoneros
di arrivare indenni all'intervallo.
In avanti, al
di là dell'azione del pareggio, i colchoneros
non si sono mai visti: schiacciati nella propria metà campo,
pressati dagli ospiti, si limitavano a buttare la palla avanti a caso
per alleggerire la pressione, quando invece non la perdevano
direttamente a centrocampo, innescando gli attacchi degli ospiti.
Quando Arda, che pure non aveva fatto granché fino ad allora, al 25'
è uscito per infortunio, ho temuto che il tracollo fosse ormai ad un
passo. Simeone, dato un veloce sguardo alla panchina, ha estratto dal
mazzo Raul Garcia, ma in realtà chiunque avesse estratto sarebbe
stato uguale, considerato il livello di fantasia
pari a zero presente
a bordo campo fra i padroni di casa.
Non è un caso
che l'argentino abbia chiesto a gran voce un giocatore di fantasia
per la prossima stagione, in particolare Diego, un ritorno gradito
per la quasi totalità dei supporters colchoneri. Si tratta d'altra
parte di una mancanza antica nella rosa del club (quasi quanto la
mancanza di un regista degno di questo nome), ma la dirigenza se ne è
sempre fregata, puntando verso altre direzioni (i.e. I soldi
garantiti da commerci più lucrosi). Personalmente dubito che Diego
possa essere la soluzione, come ho più volte espresso in questo
blog, ma pare che il brasiliano a Simeone piaccia e comunque sarebbe
meglio di niente, o meglio... del niente garantito dal centrocampo
Koke – Mario – Gabi – Raul Garcia visto ieri.
Una volta
raggiunto a fatica l'intervallo, ero preso tra due pensieri
contrastanti: una parte di me valutava la sconfitta come un'ipotesi
quasi certa, l'altra considerava la ben nota incostanza di gente come
Banega e Piatti e sperava che si sarebbero ben presto spenti, oltre a
immaginarsi un Simeone piuttosto... ehm... convincente negli
spogliatoi.
Entrato in
campo, l'Atletico pareva infatti trasformato: pressing, attenzione e
misura tra i reparti, gioco (sia pure di caratura modesta, vista la
scarsità di fantasia presente in campo), geometrie. Ne nasceva una
costante iniziativa dei padroni di casa, capaci di mettere in
difficoltà più volte Diego Alves, anche se mai in maniera netta:
mancava sempre l'ultimo passaggio o comunque il guizzo capace di
mettere l'attaccante in grado di non fallire. Ci si metteva anche
l'arbitro, reso cieco su ammonizioni e rigori dalla possibilità che
i colchoneros
“rischiassero” di superare di nuovo il Real Madrid (a pensar
male, si sa...).
Alla fine la
partita finiva così, con molta delusione ma anche qualche barlume di
speranza: vantaggio
invariato sugli
inseguitori, Valencia in
primis, con una
partita in meno e la
sensazione che, anche “azzoppato”, l'Atletico sia un osso duro da
rodere e quindi da battere. Certo la condizione non pare più quella
della prima metà della stagione, ma ovviamente centrare il traguardo
Champions' e la Coppa del Re farebbero dimenticare partite come
quelle della seconda parte della stagione, giustificate in parte da
una qualità della rosa
deficitaria, sia per
cause oggettive (giocatori inadeguati) che per motivi contingenti
(per esempio un Adrian insulso peso morto da subito).
Per vivere
tranquilli, però, è essenziale incamerare sei punti nelle prossime
due gare (Getafe e Granada) e uscire indenni da Siviglia. Ad
maiora...
Note
positive
Courtois:
preferirei che non rimanesse, dico la verità, se non come giocatore
di proprietà, però è sicuramente un valore aggiunto, in questo
momento di difficoltà fisica e mentale per chi dovrebbe fare la
guardia davanti a lui.
Falcao:
una palla buona, un gol. Non brilla come prima, ma fa il suo mestiere
con l'abilità di sempre, almeno nell'area piccola. Si sfianca in un
lavoro ingrato, far salire un centrocampo di lumache, ma ovviamente
non può avere la lucidità di uno per il quale gioca tutta la
squadra. Considerato questo, trovo difficile che accetti questa
situazione anche il prossimo anno e decida di fermarsi.
Note
negative
Difesa:
a parte Manquillo, che comunque ha mostrato diverse imprecisioni, gli
altri sono stati fortemente deficitari. Miranda e Godin spaesati,
lenti e spesso fuori posizione, Filipe scarso sia in copertura che in
avanti (chi ne elogia l'apporto in avanti dimentica il giocatore di
La Coruña o anche il
livello di Pereira ieri).
Atlético
de Madrid:
Courtois 7,5;
Manquillo 6,5,
Miranda 5,5,
Godín 5,
Filipe Luis 5,5;
Koke
6,5,
Gabi
6,
Mario
5,5,
Arda sv
(Raúl
García, m. 26, 5,5);
Diego Costa 6
y Falcao 7.
Valencia:
Diego Alves; Joao Pereira, Ricardo Costa, Mathieu, Guardado; Parejo,
Tino Costa; Piatti (Jonathan Viera, m. 83), Banega (Canales, m. 66),
Jonas; y Valdez (Cissokho, m. 64).
Goles:
0-1, m. 4: Jonas aprovecha un error defensivo del Atlético a un
centro de Joao Pereira. 1-1, m. 5: Falcao remata un centro de Arda
Turan.
Árbitro:
Javier Estrada Fernández (C. Catalán). Amonestó a los locales Koke
(m. 78) y Filipe Luis (m. 90) y a los visitantes Parejo (m. 41),
Piatti (m. 52) y Joao Pereira (m. 74).
Incidencias:
partido correspondiente a la vigésima novena jornada de la Liga BBVA
disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 38.000
espectadores.
El empate fue justo, incluso el Valencia pudo ganar en la primera parte. Se perdió la ocasión de superar al Madrid.
RispondiElimina¡Cuanta razon tienes, Fernando!
Elimina¡La ocasion perdida fue una lastima!