Con
la sconfitta di oggi al Calderon, campo sul quale finora l’Atletico era rimasto
imbattuto, si compie la parabola di Gregorio Manzano sulla panchina
dell’Atletico. La notizia non è ancora ufficiale, s’intende, ma direi che ormai
non c’è alcuna possibilità che il tecnico continui la sua (dis)avventura
madrilena, probabile che riceva il benservito dopo la partita con l’Albacete,
che a questo punto potrebbe volgersi nella disfatta finale.
E
dire che nel primo tempo l’Atletico aveva giocato in maniera discreta, approfittando
anche della tattica guardinga degli ospiti, guidati a loro volta da un tecnico
sulla graticola. Nei primi 5 minuti Falcao aveva due nettissime occasioni da
rete, su passaggio prima di Juanfran e poi di Diego, ma colpiva in maniera
troppo debole (una costante della partita del colombiano). In ogni caso, la
partita sembrava promettere una vittoria, sia pure non agevole, o uno di quei
pareggi della serie “vorrei ma non posso” cui ormai siamo abituati (e che in
ogni caso sono meglio di una sconfitta…). I biancorossi infatti esercitavano
una discreta pressione (in evidenza Assunçao) e facevano circolare la palla, ma
non davano mai l’impressione di sapere veramente cosa fare, evidenziando i
soliti difetti della gestione Manzano, che qui possiamo elencare a futura
memoria:
- corsa lenta, senza accelerazioni di sorta
- circolazione di palla a sua volta lenta, basata su passaggi verso il compagno fermo
- nessun movimento smarcante per sollecitare il passaggio del portatore di palla
- gioco d’attacco assolutamente estemporaneo, basato per lo più su lunghe e sterili cavalcate orizzontali di Diego
- movimenti difensivi casuali e non coordinati, con i centrali difensivi che ignorano la loro funzione e così i due mediocentros, mentre i terzini tendono sempre ad accentrarsi per coprire i buchi e così facendo lasciano libere le fasce: lo schema di difesa sulle percussioni centrali consiste nell’ammassare tutti a trequarti campo, sperando di saturare lo spazio per gli avversari, senza che nessun centrocampista si preoccupi mai di distaccarsi per tamponare eventuali ulteriori inserimenti o recuperare la palla. Avete presente quando si giocava all’oratorio? Nessuno teneva la posizione, tutti correvano verso la palla etc etc. Ecco, uguale…
Progressivamente
però il Betis, che giocava coperto ma non rinunciava a pungere, si faceva
sempre più intraprendente e così al 55’ riusciva, sulla seconda vera azione
biancoverde, a trafiggere Courtois: Pozuelo approfittava, nell’occasione, di
uno scivolone di Dominguez, che peraltro già era scivolato a fine primo tempo
(in quell’occasione Juanfran era riuscito a metterci una pezza).
A
quel punto, in un Calderon in ebollizione, tutti gli attori della commedia, ad
eccezione del Betis, perdevano completamente la bussola.
L’Atletico
non riusciva ad accelerare veramente il gioco e continuava a macinare il suo
gioco stantio.
Manzano,
il più suonato, inseriva al 68’ sia Reyes che Koke al posto di Diego e Arda, di
fatto spegnendo il gioco invece di accenderlo. La mossa, incomprensibile agli
spettatori, incendiava ancora di più l’atmosfera. Personalmente avrei inserito
Koke al posto dell’inguardabile Gabi nel doble pivote e Reyes come ala al posto
o di Diego o di Arda, nel tentativo di sviluppare una manovra avvolgente. Ma è
noto che non sono rappresentato da Mendes e quindi non potrò mai allenare
l’Atleti.
L’arbitro
espelleva lo stesso Pozuelo per un fallo di mano che nessuno era in grado di
vedere. Era il 73’ e il Calderon si preparava ad un assalto che in realtà non
ci sarebbe stato: solo Adrian, al 74’ (miracoloso volo di Casto) e al 81’,
metteva paura ai biancoverdi, che anzi nel finale prima colpivano una traversa
e poi segnavano, sempre con Roque santa Cruz, lesto ad approfittare di un’altra
boiata tragicomica della difesa.
E sull’Atletico
di Manzano calava il sipario…
Note positive
Juanfran: ottimo da difensore destro, sia nella spinta che nella
copertura. E’ un vero peccato che proprio da un suo svarione nasca il secondo
gol del Betis. D’altra parte, è anche vero che era l’unico in zona a coprire,
anche se col fiatone. Purtroppo ha pagato un caro prezzo alla sua generosità.
Assunçao: ruba palloni e poi li serve a due metri di distanza, d’accordo,
ma almeno fa il suo mestiere. Non è colpa sua se il famoso regista che cerchiamo
da 10 anni sarebbe, nei piani di Manzano e Caminero, l’orrendo Gabi. Anche lui
macchia la sua prestazione nel finale, ma qui è più colpevole di Juanfran:
trotterella sulla trequarti guardando Santa Cruz, invece di fermarlo.
Note negative
Gabi:
un paio di passaggi e poco più in tutta la partita.
Adrian: si muove poco e non asseconda né Falcao né Diego nel
primo tempo. Nella ripresa si vede negare la rete da Casto in un paio di
occasioni, ma in generale appare stanco.
Falcao: c’è sempre, ma non finalizza e la partita si mette male
Diego:
si danna anche in copertura, arrivando fino al limite della propria area per
ricevere un pallone. Peccato che perseveri nel fastidioso vizio di portare
palla e rallentare così la manovra.
Atlético de Madrid:
Courtois 6; Juanfran 6,5, Godín 5, Domínguez 4,5, Filipe
5; Gabi 4 (Salvio, m. 83 sv),
Assuncao 6, Arda Turan 6 (Koke, m. 70 6); Diego 5 (Reyes, m.
70 5); Adrián 5,5 y Falcao 5.
Betis:
Casto; Isidoro, Dorado, Amaya, Nacho; Cañas, Iriney, Beñat (Roque, m. 71); Pozuelo,
Jonathan Pereira (Jefferson Montero, m. 64) y Rubén Castro (Molina, m. 85).
Goles: 0-1, m. 55:
Pozuelo aprovecha un resbalón de Domínguez y bate a Courtois. 0-2, m. 90: Santa
Cruz, tras un error en el despeje de Godín.
Árbitro: José Luis
González González (C. Castellano-leonés). Expulsó por doble amarilla a Pozuelo
(m. 56 y 73). Amonestó a los locales Domínguez (m. 29) y Assuncao (m. 40) y a
los visitantes Cañas (m. 44) y Casto (m. 87).
Incidencias: partido
correspondiente a la decimoséptima jornada de Liga en Primera División,
disputado en el estadio Vicente Calderón ante unos 40.000 espectadores.
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