Non
vi tragga in inganno il risultato. Si è trattato di una partita
ostica, che l'Atletico, distratto dall'imminente debutto in
Champions', ha giocato in diversi momenti con troppa bontà e
che ha rischiato, a un certo punto, di pareggiare, pur essendo
arrivato a condurre 2-0.
Alla
fine i colchoneros si sono imposti anche questa volta, ma non
in virtù di una prestazione maiuscola, quanto grazie alle armi cui
sanno ricorrere nei momenti di difficoltà e/o di scarsa grazia:
coesione, calma, colpi dei singoli, furbizia e una buona dose di
calci mirati a rompere gioco e morale altrui. Niente di cui
vergognarsi, sia chiaro, ma il normale portato delle idee di Simeone,
che predica un gioco non bellissimo ma comunque assai gradevole,
quando in campo vanno giocatori di buon livello tecnico.
Oggi
tuttavia mancavano gli autentici pezzi da novanta dei colchoneros,
ovverosia Arda (in panchina) e Miranda (fermato dalla febbre),
sostituiti da Raul Garcia e dal debuttante Gimenez. Privo di veri
organizzatori di gioco, l'undici madrileno ha puntato tutto su un
piano ben preciso: progressioni palla al piede (Diego Costa, Villa e
Filipe), inserimenti (centrocampisti e terzini) e il minimo sindacale
di senso geometrico fornito da Koke, Tiago e Gabi, rigorosamente in
quest'ordine.
Con
queste premesse, l'Atletico ha subito preso in mano la partita, col
chiaro intento di chiudere il prima possibile la questione per
potersi dedicare al debutto europeo.
Buona
la spinta di Juanfran sulla destra, dopo mesi di silenzio su questo
fronte. Proprio da una sua iniziativa nasceva il primo gol: cross da
destra, pallone deviato di testa da Trujllo per anticipare Diego
Costa. Sul secondo palo era però in agguato Villa, che con uno
stupendo tiro incrociato fulminata il portiere avversario sul palo
lontano.
Il
gol (e le due occasioni seguenti, di Diego Costa e Koke), svegliava
l'Almeria, che fino ad allora non aveva demeritato e che cominciava a
farsi avanti, sfruttando anche una certa supponenza dei colchoneros,
che si limitavano a giocate solitarie e poco avvolgenti.
Proprio
quando sembrava che il match potesse diventare pericoloso per i
padroni di casa, Filipe veniva steso inequivocabilmente in area:
penalty di Diego Costa e doppio vantaggio per l'Atletico.
Ma
il copione non cambiava, con l'Almeria che metteva sempre più in
difficoltà un Atletico da un po' dedito più alle giocate di
sufficienza che all'effettiva uccisione del match. Infatti, neanche
quattro minuti dopo, Rodri, in mezzo a quattro difensori biancorossi,
accorciava le distanze. L'Almeria cresceva ulteriormente, mettendo
sotto pressione i padroni di casa.
Il
secondo tempo vedeva un Atletico più attento nel controllo del Match
e un'Almeria meno aggressiva, anche se sempre pericolosa.
Le
occasioni migliori erano tutte per l'Atletico (tra le altre, ricordo
un palo di Koke, un tiro di Gabi da venti metri e una splendida volée
di Raul Garcia), ma la sensazione di pericolo, pur attenuata,
rimaneva nell'aria.
Ci
voleva una “furbata” di Gabi per dissipare le ombre: su calcio di
punizione dalla trequarti, il capitano batteva subito verso Tiago
appostato solo (!!!) a centro area. Il portoghese controllava e
segnava in completa souplesse, realizzando quasi una sorta di
fotocopia del gol incassato a San Sebastian lo scorso turno di Liga.
A
questo punto gli ospiti, che avevano portato avanti un gioco molto
dispendioso, si scioglievano come neve al sole: tre minuti dopo, su
cross basso di Juanfran, Raul
Garcia a centro area infilava la quarta rete con un tiro basso forse toccato da Koke (il che avrebbe
prodotto un fuorigioco comunque non segnalato dall'arbitro).
Dopo,
era solo Accademia, con i colchoneros impegnati a
nascondere il pallone e a far dimenticare le numerose sbavature di
cui si erano resi colpevoli fino ad allora.
Arrivava
anche, nel disinteresse generale, il raddoppio degli ospiti. Ma tutti
avevano la mente altrove: al primo posto in classifica, alla
curiosità per i risultati degli altri di cui ci farà dono il
week-end, all'esordio di mercoledì contro lo Zenit.
Per
ora, può bastare.
Note
positive
Gabi:
tiene in piedi la baracca, muovendosi a tutto campo e garantendo un
surplus di protezione alla coppia centrale Godin-Gimenez,
comprensibilmente bloccata nella propria metà campo e non sempre
impeccabile.
Raul
Garcia: fa quello che sa fare e lo fa bene. Inserimenti, tiri da
fuori e su rimpalli, sacrificio in copertura. Nessun senso per
l'organizzazione del gioco, ma tant'è.
Juanfran:
il prolungamento del contratto lo risveglia dal lungo torpore.
Bene in difesa, benissimo in avanti, con due assist e un buon numero
di percussioni.
Note
negative
Approccio
al match: chiariamoci, niente di grave, ma la sensazione che in
molti frangenti si sia giocato con troppa sufficienza. Passaggi
imprecisi, movimenti non sempre sincronizzati, occasioni buttate via
per cercare il gol da applausi, un irritante portare palla,
soprattutto nelle azioni d'attacco. Va bene, siamo una squadra che
attua il contropiede (affermazione discutibile, per quel che mi
riguarda). Va bene, abbiamo alcuni scattisti fenomenali che per di
più sono duri da buttare giù. Va bene, il contropiede vive anche
(ma non soprattutto...) di iniziative individuali. Ma è proprio
necessario limitarsi a guardare il compagno che si fa tutto il campo
palla al piede solo contro sei?
Atletico
Madrid (4-4-2):
Courtois 6;
Juanfran 7,5,
Gimenez 6,5,
Godin 6,5,
Filipe 7,5;
Raul Garcia 7,5
(72' Adrian, 6),
Gabi 8,
Tiago 7,
Koke 6,5
(70' Oliver Torres 6);
D.Costa 7,5,
Villa 7
(67' Turan 6).
1-0, 14': Villa, 2-0, 36': Diego Costa, 2-1, 39': Rodri, 3-1, 64': Tiago, 4-1, 67': Koke, 4-2, 90': Aleix Vidal
Arbitro: González González, Jose Luis
Amonestò a Trujillo (10', Amarilla), Pellerano (35', Amarilla), Filipe Luis (45', Amarilla), Tébar (53', Amarilla), Suso (87', Amarilla)
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